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venerdì 9 maggio 2008
(APRENDO IL GIORNALE) RAZZI USA SU UN OSPEDALE A BAGHDAD --- USA: TORNA LA PENA DI MORTE A PIENO RITMO
FRONTI DI GUERRA
RAZZI USA SU UN OSPEDALE A BAGHDAD
PENTAGONO: ALTRI 7MILA UOMINI A KABUL
Durante un raid a Sadr City, il quartiere sciita di Baghdad, le forze americane hanno colpito ieri con tre missili un ospedale ferendo 20 persone e danneggiando alcune ambulanze. Sadr City è la roccaforte del leader religioso sciita Moqtada al-Sadr, anti-americano, e secondo il comando militare USA in Iraq l'obiettivo del raid era un centro di «comando e controllo» dei militanti.
«Credo che l'obiettivo non fosse l'ospedale, ma almeno avrebbero potuto informarci, avremmo preso precauzioni», ha dichiarato il manager dell'ospedale, dottor Wi'am al-Jawahiri. Sul fronte afghano, intanto, gli Stati Uniti si appresterebbero a inviare altri 7.000 militari per far fronte alla mancata disponibilità della NATO a dispiegare altre truppe. [...]
Fonte: Il Sole-24 Ore, domenica 4 Maggio 2008
Le cose scritte in questo articolo sono addirittura folli, per non dire incredibili, pazzesche, allucinanti. Vediamo perché:
le truppe USA si trovano in Iraq da ben 7 anni! E in questo lasso di tempo non sanno che lì c'era un ospedale??? Ma questa è una cosa del tutto impensabile. Posso capire che si colpisca - per caso - un ospedale quando si entra in una città, e cercando di occuparla si colpisce del tutto disgraziatamente, un ospedale.
Non avevano delle mappe? Non avevano foto satellitari della zona COLPITA CON TRE RAZZI?? Le informazioni d'intelligence che fine avevano fatto?
Mi spiego: per colpire un obiettivo deve giungere a chi di dovere (cecchini, forze aeree, forze di terra, etc.) un comando dall'alto. Questo comando deve avere un senso: si colpisce un obiettivo perché si ha la certezza di abbattere dei «terroristi», come li chiamano loro, o un preciso obiettivo che danneggia il "processo democratico" in corso. In realtà sono solo persone che si organizzano per difendere la propria terra, ma questo è un altro discorso.
Quindi, avendo bene chiare in testa queste banali constatazioni, come è possibile colpire con ben tre razzi un ospedale civile? Io non me ne capacito.
E poi, invece di raccogliere delle proteste forti, cosa ci propone il Sole 24 Ore? Un tizio che dice: perché non ci avete avvertito che avreste buttato giù l'ospedale con i vostri razzi yankee? Avremmo potuto portare i malati da un'altra parte e magari non ci sarebbero stati danni collaterali. INCREDIBILE! Invece di inveire contro dei soldati menefreghisti che stanno lì a pattugliare la zona mentre li si depreda del petrolio e delle altre risorse, questo «manager» sa solo dire queste quattro stupidaggini?
Quando ho visto quest'articolo sono andato su tutte le furie. Davvero non riesco a credere che siamo caduti così in basso.
Passiamo ora alla seconda notizia che aprendo i giornali (cosa che mi capita di fare sempre più di rado grazie all'informazione libera della Rete), ossia che negli Stati Uniti, nella «democrazia più grande del mondo» riprendono alla grande gli omicidi di Stato: verranno ammazzati 14 esseri umani.
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LA PENA DI MORTE TORNA A PIENO RITMO
A tre settimane dopo che una decisione della Corte Suprema ha messo fine a una moratoria di sette mesi sulla pena di morte negli Stati Uniti, le esecuzioni stanno per riprendere a pieno ritmo. Tra il prossimo 6 Maggio e Ottobre, scrive il New York Times, ne sono state fissate almeno 14 in sei Stati. Lo scorso 16 Aprile, la Corte Suprema aveva confermato che il metodo dell'iniezione letale, il più comune, non è contrario alla Costituzione.
Fonte: Il Sole-24 Ore, domenica 4 Maggio 2008
Ovviamente qua non si può far altro che avere conati di vomito. Protestare non serve a nulla, fare "moratorie mondiali" serve a poco, l'unica cosa di cui bisogna prendere atto è che nella «democrazia più grande del mondo», nella culla del «sogno americano» il metodo dell'iniezione letale «non è contrario alla Costituzione»: in soldoni, se in America lo Stato vuole mandare al Creatore qualcuno è liberissimo di farlo, basta che gli faccia una pera di veleno.
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