lunedì 30 giugno 2008

Gli «israeliani danzanti» furono pagati dal Governo

Maurizio Blondet 25 giugno 2008
C’è una notizia nuova sugli «israeliani danzanti», quei cinque ragazzoni ebrei che lavoravano per la ditta di traslochi Urban Moving Systems, e che furono visti da una cameriera messicana, l’11 settembre, mentre fotografavano le Torri in fiamme con l’aria di festeggiare. Ma prima, dobbiamo rievocare i fatti, che possono essere ignoti a molti lettori, o dimenticati Lo faremo citando ampiamente un testo di Massimo Introvigne (1), che pretende di smascherare i fatti come «leggende urbane» più o meno inventate dai «negazionisti». Così, ci risparmieremo molta fatica.
Dunque, ecco Introvigne:
«La prima leggenda è presentata normalmente in questi termini: ‘L’11 settembre 2001 la polizia di New York arresta cinque israeliani che danzano e si congratulano fra loro dopo il crollo delle Torri Gemelle. L’inchiesta dimostra che si erano preparati a filmare gli eventi, da una posizione da cui il World Trade Center si vedeva particolarmente bene, già prima che questi accadessero, dunque sapevano prima che sarebbero accaduti. Nonostante questo fatto gravissimo (e - si aggiunge talora - il fatto che a bordo del furgoncino in cui viaggiavano siano stati trovati esplosivi) la giustizia americana non approfondisce l’episodio ma li rimanda semplicemente in Israele. In più i cinque sono ex-militari (e/o agenti del Mossad) e lavorano per una società di traslochi chiamata Urban Moving Systems, il cui proprietario, l’israeliano Dominick Suter, si rende irreperibile pochi giorni dopo i fatti dell’11 settembre. Evidentemente la Urban Moving, finta società di traslochi che copriva un’operazione spionistica israeliana, aveva potuto penetrare senza destare sospetti nelle Torri Gemelle e preparare la loro esplosione dall’interno e il loro crollo, poi falsamente attribuito all’impatto di aerei. I cinque avevano ben ragione di danzare e di congratularsi per l’esito di un lavoro ben fatto».
Fin qui, poco da eccepire. A parte il fatto che Introvigne attribuisce a complottisti non identificati la voce secondo cui nel furgone della Urban Moving ci sarebbe stato dell’esplosivo: mi piacerebbe sapere il nome dei complottisti che dicono questo: perchè lo dice solo Introvigne. Quello che si disse allora fu che la polizia di New York aveva fatto annusare ai cani il furgone, alla ricerca di esplosivi.
Quanto al fatto che «la giustizia americana non approfondisce l’episodio ma li rimanda semplicemente in Israele», Introvigne evita di dire che «la giustizia americana» era rappresentata dal procuratore generale di New York, Michael Chertoff: un israeliano-americano (sua madre, hostess della El Al, sventò un attentato su un aereo), ed oggi elevato da Bush a capo della Homeland Security - ministero di cui mai prima gli USA avevano sentito il bisogno, la «Sicurezza Interna». In romeno, sarebbe Securitate.
Ridiamo la parola a Introvigne:
«Come tutte le leggende dell’11 settembre, si tratta di un falso. Il 12 settembre la notizia secondo cui la polizia ha fermato un furgoncino carico di esplosivi dura esattamente sette minuti: è diffusa dalla CNN alle 16,27 e smentita alle 16,34 (è confermato il fermo di un furgoncino bianco, con arresti, ma è negata la presenza di esplosivi). La storia è stampata per la prima volta dal New York Times il 13 settembre 2001 con queste parole: «Ufficiali di polizia riferiscono che un gruppo di cinque uomini è sotto indagine a Union City [New Jersey] ed è sospettato di avere aiutato i dirottatori. Inoltre gli ufficiali riferiscono che apparentemente i cinque uomini avevano piazzato macchine fotografiche che inquadravano il World Trade Center vicino al fiume Hudson. Essi hanno fotografato gli attacchi ed è stato riferito che si congratulavano fra loro, dicono gli ufficiali» (David Johnston, James Risen, «After the Attacks. The Investigation. Bin Laden Ties Cited», The New York Times, 13-9-2001).
La notizia, dunque, la la dà la CNN e «sette minuti dopo» non la smentisce, ma la precisa: confermando il fermo del furgone bianco della Urban. La notizia è anche confermata dal New York Times, mica da Al Jazeera, che ha evidentemente parlato con gli agenti che hanno compiuto i fermi. Essi confermano che quelli avevano piazzato fotocamere. Ma Introvigne mette le mani avanti: «Si tratta di un falso». Come falso?
La cosa è vera. Infatti Intro ammette che la colpa è della Fox News che «il giorno successivo, 14 settembre, riprende la notizia come segue: «Il New York Times ha riferito giovedì che un gruppo di cinque persone aveva predisposto delle videocamere dirette verso le Twin Towers prima degli attacchi di martedì, e questi uomini sono stati visti in seguito congratularsi fra loro» («One Arrested, Others Detained at NY Airports» , Fox News, 14 settembre 2001).
La Fox inserisce delle «distorsioni»:
Primo: il Times parla di apparecchi fotografici e Fox News di videocamere. Secondo: il New York Times non dice quando i cinque hanno piazzato le loro macchine fotografiche ed è Fox News a sciogliere l’ambiguità affermando senz’altro che quelle che sono diventate senza incertezze «videocamere» sono state predisposte «prima degli attacchi».
Capirai che distorsioni. Telecamere o fotocamere? Prima o dopo? Nei giorni convulsi post-11 settembre, nella fretta, coi giornalisti a caccia d’informazioni (non era calata ancora la cappa di piombo tipo Securitate), cosa conta? Quel che conta è che ci sono i cinque ragazzoni, che sono israeliani, e che sono stati fermati.
Ariecco Introvigne:
«L’incidente è pressoché dimenticato (salvo un articolo in novembre del supplemento di un quotidiano ebraico di New York, su cui tornerò e che comincia a interessare alcuni negazionisti dell’11 settembre) finché riemerge il 21 giugno 2002 in una puntata della trasmissione televisiva 20/20 della rete ABC, che gli dà una grande notorietà. Questa puntata – ma soprattutto l’articolo postato sul sito della ABC per promuoverla (oggi non più online sul sito della ABC ma reperibile tramite servizi come web.archive.org, e ripubblicato su diversi siti) – è la fonte della maggioranza dei negazionisti odierni. 20/20 è una trasmissione sensazionalistica che è stata coinvolta in diverse cause per diffamazione».
Nonostante il tono sensazionalistico della trasmissione, la sostanza è scarsa. La puntata si apre con una teste che l’11 settembre chiama la polizia, nascosta sotto lo pseudonimo di «Maria». Si tratta di una signora che, allertata da una condomina, va alla finestra del suo appartamento nel New Jersey e vede prima fumo provenire dalle Torri Gemelle e dopo («dovevano essere passati pochi minuti») l’arrivo in un parcheggio sottostante di un furgoncino, con «alcuni che salgono sul tetto del furgoncino e sembrano girare un film». Quello che colpisce «Maria» è che «sembrano contenti» mentre si fotografano a vicenda con le Torri Gemelle sullo sfondo. A questo punto «Maria» prende il numero di targa del veicolo e chiama la polizia, che intorno alle quattro del pomeriggio ferma il furgoncino nei pressi dello stadio di football americano dei Giants e arresta cinque cittadini israeliani fra i 22 e i 27 anni di età: Sivan Kurzberg, Paul Kurzberg, Yaron Shmuel, Oded Ellner e Omer Marmari. La polizia – un agente della quale è intervistato da 20/20 – ritiene di trovare una conferma del fatto che si tratta di persone sospette nel fatto che uno degli arrestati «ha 4.700 dollari nascosti in un calzino» e un altro «ha due passaporti stranieri». Nel furgoncino non ci sono esplosivi ma c’è «un coltello per tagliare scatole» (...)
La polizia chiama l’FBI che prende molto sul serio la cosa: preso atto che i cinque lavorano per la Urban Moving Systems, a tempo di record – sempre secondo 20/20 – «ottiene un mandato e perquisisce la sede» della società di traslochi. 20/20 intervista una vicina, Pauline Stepkovich, la quale riferisce che «l’FBI si è fermata per ore, ore» e ha portato via tutto: documenti, computer, scatoloni. Interroga a lungo il titolare, Dominick Suter, ma non lo arresta né lo incrimina. «Qualche giorno dopo, quando l’FBI cerca d’intervistare nuovamente il signor Suter, scopre che ha lasciato il Paese». I cinque, invece, rimangono in prigione perché i loro visti turistici sono scaduti e sono quindi tecnicamente clandestini. «Dopo due settimane un giudice li condanna, secondo la routine [dell’immigrazione clandestina] all’espulsione», ma a questo punto, sempre secondo la trasmissione televisiva, intervengono «la CIA e l’FBI» che, anziché espellerli, li trattengono per altri 71 giorni, «ne tengono alcuni in isolamento, li sottopongono a interrogatori continui e a sette test con la macchina della verità».
A questo punto si entra nel regno della speculazione: «fonti confidenziali dell’FBI» avrebbero detto ai giornalisti che il materiale fotografico (o cinematografico, perché nella stessa trasmissione ci sono contraddizioni sul punto), sviluppato, mostra in effetti i cinque che «sorridono e fanno i buffoni» con le Torri Gemelle o le loro rovine sullo sfondo, che l’FBI ha due dei cinque fra i nomi della sua banca dati di possibili agenti stranieri e sospetta che lavorino per il Mossad il quale notoriamente cerca d’infiltrarsi tra i sostenitori di Hamas negli Stati Uniti, e che uno dei cinque, Paul Kurzberg, secondo «uno dei suoi avvocati» avrebbe avuto problemi con la macchina della verità perché in passato «aveva lavorato per l’intelligence israeliana in un altro Paese». Inoltre un «rispettato giornale ebraico di New York, The Forward, avrebbe anche lui saputo dalle solite fonti confidenziali dell’FBI che due degli arrestati lavoravano in effetti per il Mossad».
Tutto vero. Quel documento della ABC l’ho visto anch’io, ed ho sentito la testimonianza di «Maria» la messicana, che confermava tutto. Anche Forward, rivista ebraica, conferma. Ma allora dove sta il falso?
Secondo Intro, nel fatto che «le fonti confidenziali dell’FBI» non vengono mai citate. Cosa ovvia: come disse a Carl Cameron della Fox un agente dell’FBI, «provare a perseguire, o anche solo a sollevare, lo spionaggio che Israele conduce (in USA) significa rovinarsi la carriera».
Ma Introvigne preferisce credere «all’avvocato degli arrestati che partecipa alla trasmissione, Steve Gordon». Il quale dichiara che i suoi clienti «negano qualunque celebrazione e manifestazione di gioia», e l’avvocato israeliano dei cinque, Ram Horvitz, definisce la storia del loro collegamento con servizi di intelligence «la storia più assurda e ridicola che abbia mai sentito».
Cos’altro dovrebbero dire degli avvocati difensori di personaggi che sono incriminabili per concorso in strage? Che sono stati arrestati e su cui si nutrono tali sospetti, che l’FBI li trattiene per 71 giorni? E il cui datore di lavoro, Dominik Suter, se l’è squagliata per sfuggire all’inchiesta? Suter è stato nell’elenco dei ricercati dell’FBI per anni. Degli avvocati si attaccano all’unica cosa che possono: non è vero che i nostri clienti ridacchiavano, la cameriera Maria avrà visto male.
Vi pare poco, magari. E allora tenetevi forte, perchè Intro – si vede da questo che è un bravo avvocato - lancia la prova a discarico decisiva:
«Il portavoce dell’ambasciata israeliana a Washington afferma che le autorità americane non hanno mai sollevato il problema con noi. La storia è semplicemente falsa».
Vedete com’è oggettivo Intro: non crede alla CNN, nè al New York Times, e nemmeno a Forward. Però crede al «portavoce dell’ambasciata israeliana». Di cui, fra l’altro, non fa il nome. Quindi: quando è Introvigne a citare una fonte anonima, è oro colato. Quando sono il New York Times, Forward, la Fox, sono «pure speculazioni».
È persino umiliante ricordargli che la smentita di un addetto d’ambasciata israeliano non è una prova contro la teoria del complotto. Anzi, il contrario, visto che i cospirazionisti accusano i servizi isrealiani di avere commesso, o partecipato, agli attentati dell’11 settembre. O Intro si aspetta che l’ambasciata isareliana cofessi pubblicamente: sì, quei ragazzoni erano nostri agenti?
Il bello è che Introvigne insiste. Esibisce quella che lui ritiene un’altra smentita alla teoria complottista. Una smentita assoluta. Insuperabile. Questa:
«In un talk show israeliano tre dei cinque (che hanno fatto tutti il servizio militare, obbligatorio in Israele, ma negano qualunque contatto con i servizi segreti) si protestano vittime di un errore giudiziario».
Tre dei cinque ragazzoni si provessano vittime di un errore giudiziario. Mi scusi avvocato, ma quale errore giudiziario? Gli israeliani danzanti non sono mai stati sottoposti ad alcun processo; sono stati espulsi da Chertoff per visto scaduto. E non protestano la loro innocenza in un’aula di tribunale, ma in un «talk show israeliano», sicuri a casa loro.
Ho visto anch’io quel talk show. Chiamarlo talk show è fargli troppo onore: si trattava di uno spettacolino-pop, con ballerine e veline e cantanti rock, una specie di «Domenica In» per adolescenti. Quei tre chiacchieravano con il presentatore-pop, in giacca di paillettes, e sghignazzavano. Tralasciamo il piccolo particolare che dovrebbe essere noto all’avvocato difensore Introvigne: tutti i colpevoli, a memoria d’uomo, si professano vittime di un errore giudiziario. Non per questo i giudici li lasciano in libertà.
Solo Introvigne, avvocato dei suoi clienti israeliani, dichiara:
«Alla fine non c’è uno straccio di prova che i giovani abbiano mai avuto a che fare con lo spionaggio israeliano».
Ma guarda: è la stessa conclusione cui è giunta la trasmissione della ABC 20/20, quella che – secondo Intro – avrebbe avuto lo scopo di «insinuare» la credibilità del complotto. Ecco infatti lo scambio di battute fra i giornalisti –conduttori del programma, Barbara Walters e John Miller. A riportarlo è lo stesso Introvigne:
«WALTERS: ‘Ma il punto centrale è che non c’è nessuna prova che questi uomini sapessero dell’attacco prima che avvenisse’. MILLER: ‘No. E penso che l’FBI e la CIA abbiano dedicato molto tempo a scavare intorno a questa risposta e non abbiano trovato nulla’. WALTERS: ‘Bene. Dunque noi abbiamo seppellito questa diceria (rumor) una volta per tutte’. MILLER: ‘Di sicuro ci abbiamo provato’».
Da questo, Intro trae la seguente conclusione:
«Si vede qui il meccanismo tipico della trasmissione sensazionalistica: nella prima parte si eccita il rumor, nella seconda lo si sgonfia e ci si può perfino vantare di avere svolto opera meritoria avendo seppellito la diceria».
Spero che Intro non s’intronerà se ne caviamo la conclusione contraria: dato che la «voce» (rumors) era ormai giunta all’opinione pubblica – ne hanno parlato la CNN, il New York Times, la Fox e Forward, ci hanno indagato la CIA e l’FBI – la trasmissione ABC non poteva negare tutto. Ma ha fatto in modo di «seppellire come diceria». La trasmissione era fatta per confermare la versione ufficiale, sollevando fumo sul fatto.
Infatti è fumo. Lo dice Intro:
«La trasmissione della ABC non cita un altro testimone il quale nell’inchiesta avrebbe riferito di avere visto i cinque giovani prima che li vedesse ‘Maria’ e di averli visti sul tetto dell’edificio dove aveva sede la Urban Moving Systems. Di questo testimone si parla in un articolo del 2 novembre 2001 di Yediot America, supplemento settimanale all’edizione pubblicata negli Stati Uniti del più diffuso quotidiano israeliano, Yedioth Ahronoth, e tradotto sul sito del quotidiano online di New York Gotham Gazette».
Nessun complottista serio, che io sappia, ha mai parlato di questo secondo testimone. Noi complottisti sappiamo solo di Maria, che ha visto i cinque danzare sul tetto del furgoncino, non sul tetto dell’edificio della Urban Moving Systems. A tirar fuori il secondo testimone – che Introvigne s’ingegna a screditare – è un giornale ebraico, il supplemento USA di Yedioth Ahronoth. E la fonte che parla di questo testimone è Steve Gordon: l’avvocato difensore degli israeliani danzanti. Insomma, è disinformazione, cortina fumogena. Che non dev’essere ben riuscita perchè, ci spiega Intro, sul sito della Gotham Gazette:
«Oggi appare una messa in guardia sull’uso dello stesso articolo – spesso tagliando alcuni passaggi decisivi – da parte di 'siti antisemiti e complottisti' per fargli dire il contrario di quello che dice. In effetti – paradossalmente – un articolo di un giornale israeliano che intendeva protestare contro la detenzione, che considerava abusiva e ingiustificata, dei cinque è usato dai negazionisti come prova delle loro asserzioni».
Appunto: Yedioth Ahronoth intendeva difendere gli israeliani danzanti, scagionarli. La cosa non ci sembra stupefacente, visto che i sospetti sono ebrei. Dobbiamo prendere per buona la «messa in guardia» della Gotham Gazette? Ci si chiede di dimenticare il New York Times e di credere alla Gotham Gazette? E che cos’è poi la Gotham Gazette? È uno sconosciuto giornalino locale online, fondato nel 1999. Però è finanziato da varie fondazioni importanti, tra cui la Rockefeller Foundation: non dev’essere un giornalino che dà fastidio ai potenti. Il suo direttore è un ebreo di nome Jonathan Mandell.
Ma torniamo alla Urban Moving Systems e al suo titolare, Dominik Suter. Su questo personaggio, Introvigne non dice molto. Si produce in una domanda retorica:
«Quanto al titolare della Urban Moving Systems, nel clima dei giorni dopo l’11 settembre in cui chiunque fosse straniero, tanto più medio-orientale, doveva affrontare un clima piuttosto pesante, c’è da stupirsi se dopo che l’FBI ha passato ‘ore’ nel suo ufficio e gli ha sequestrato tutto, e i suoi dipendenti sono tenuti in isolamento in un carcere di massima sicurezza, pensa bene di levare le tende e tornarsene in Israele?».
Ebbene sì, avvocato: c’è da stupirsi. Non è normale filarsela dalla ditta lasciando (come videro i giornalisti della ABC) i computers accesi in ufficio e una quantità di mobilia da traslocare nel magazzino. Non è normale, se non si ha nulla da nascondere. Ma che Domink Suter abbia qualcosa da nascondere, non è un’idea mia. Suter era in un elenco di ricercati dall’ FBI ancora nel 2002. Lo so da un documento dell’Ufficio Cambi italiano, datato 4 febbraio 2002 e inviato a tutte le banche, in cui si diceva: l’FBI ci prega, per «accertamenti relativi ai fatti di terrorismo internazionale», di dare informazioni utili sui movimenti finanziari intestati a «nominativi» di cui si dà l’elenco. E nell’elenco c’è anche il nome di Dominik Suter. Ne ho parlato nel mio Chi comanda in America (2).
Ed ora, devo dare la notizia-bomba, che avevo promesso all’inizio di questo lungo articolo.
Eccola: da documenti ufficiali, che escono dall’Ufficio del Bilancio americano (Office of Management and Budget, in sigla OMB) isulta che la ditta di Suter, la Urban Moving Systems, ha ricevuto fondi federali per 488.750 dollari, e fondi dallo stato di New York per altri 166.250 dollari. In tutto, 665.000 dollari. Data del pagamento: 22 giugno 2001. Due mesi e mezzo prima dei mega-attentati.
Come mai il governo USA ha pagato una cifra del genere ad una ditta di traslochi? Per quali servizi resi, nei mesi precedenti l’11 settembre? Sembra quasi che una parte del governo USA finanziasse la Urban Moving, mentre un’altra parte – l’FBI – la sospettasse di coinvolgimento negli attentati. Al punto da ottenere un mandato per «visitare» la ditta e portarne via documenti. Al punto da convincere Dominik Suter che era meglio filarsela in Israele subito, lasciando le luci accese. Come mai?
Come complottista, ho qualche ipotesi. Ma aspettiamo che Massimo Introvigne, l’avvocato difensore, dia la sua versione. Possiamo dargli la fonte. Che è insospettabile: si tratta di OMB Watch, ossia un’organizzazione di cittadini che fa le pulci alla contabilità statale, andando a vedere le voci anche minime del titanico bilancio federale americano (16 mila miliardi di dollari), per controllare come il governo spende i dollari del contribuente.
La sua scoperta del finanziamento alla Urban Moving Systems è stata casuale. Ecco l'immagine e l’indirizzo in cui l’avvocato difensore potrà vedere il foglio del bilancio USA con l’esborso alla ditta di Suter il ricercato:
Urban-Moving-Systems.jpg http://3.bp.blogspot.com/ o anche: http://current.com/items/89037966_huge_9_11 o anche altri (3).
1) Massimo Introvigne, «Miti anti-israeliani sull’11 settembre; gli «israeliani danzanti» e gli «studenti d’arte isrealiani», CESNUR, senza indicazione di data. Il CESNUR è il «Centro Studi sulle nuove religioni» diretto e gestito da Introvigne medesimo. Il gruppo dovrebbe occuparsi di sette religiose. Ma dall’11 settembre, il suo autore-fondatore-redattore si dedica a spiegare i dubbi sulla verità ufficiale sull’11 settembre come rislutato di una malattia mentale. «Il fatto che menzogne e dicerie smentite nel 2002 e nel 2004 continuino a circolare nel 2008 conferma il carattere patologico del Truth Movement. Questi episodi, ancora una volta, non ci dicono nulla di significativo sull’11 settembre. Ma ci dicono molto sui compagni di merende di estrema destra o di estrema sinistra che anche in Italia – talora con l’avallo di qualche vecchio accademico o giornalista un po’ suonato – continuano a spacciare merce che non vale più delle croste cinesi vendute come opere d’arte dai famosi «studenti», spinti da un furibondo odio contro l’America e l’Occidente che è il vero fenomeno su cui vale la pena d’indagare». 2) Maurizio Blondet, «Chi comanda in America», Effedieffe 2002, pagina 74. 3) «Urban Moving Systems: the US-Israeli 9/11 financial nexus»,Under the Radar Media, 19 giugno 2008.

TRATTATO DI LISBONA, UN PASSO VERSO LA DITTATURA DEL NUOVO ORDINE MONDIALE

Trattato di Lisbona & Nuovo Ordine Internazionale Marcello Pamio – 4 giugno 2008

Oggi possiamo tranquillamente parlare di “Nuovo Ordine Internazionale” o “Nuovo Ordine Mondiale”, senza essere tacciati da psicopatici cospirazionisti, e sapete perché? Per il semplice motivo che personaggi del calibro di George Herbert Walker Bush, Giovanni Paolo II, Henry Kissinger, Kofi Annan, Bill Clinton, Gordon Brown e molti altri, ne hanno parlato liberamente e pubblicamente. George Bush senior parlò esattamente di Nuovo Ordine Mondiale l’11 settembre (data simbolica) del 1990; Papa Giovanni Paolo II lo fece nel messaggio per la celebrazione della Giornata Mondiale della Pace il 1° gennaio 2003; Kofi Annan (ex segretario dell’ONU) nel suo ultimo discorso all’assemblea delle Nazioni Unite, parlando ai 192 leader dei paesi membri chiese nientepopodimenchè la “creazione di un nuovo ordine mondiale[1].

Quindi se siamo dei visionari, siamo in buona (per modo di dire) compagnia! Oggi il Sistema oligarchico che anela al controllo della vita di milioni di persone ha fatto e sta facendo passi da gigante per raggiungere questo obiettivo. L’ultimo in ordine cronologico è il “Trattato di Lisbona”.

Pochi ne avranno sentito parlare, ma è già stato votato dai governanti europei, tra cui anche l’Italia. Il 30 maggio scorso, “il Consiglio dei Ministri – dice Franco Frattini – ha approvato all’unanimità il ddl di ratifica del Trattato di Lisbona, che i presidenti delle Camere inseriranno come priorità nell'ordine del giorno dei lavori parlamentari[2] Il grande statista Roberto Calderoli, Ministro per la Semplificazione , ha aggiunto però che “rimangono le riserve della Lega che proporrà una legge ad hoc per consentire un Referendum sul Trattato[3]

Il suo è stato un sì, ma con riserva, perché “c’è - dice lui - una perdita di sovranità notevole[4]. Staremo a vedere se il Carroccio riuscirà ad ottenere una legge costituzionale che permetta a noi cittadini di dire la nostra su questo Trattato con un referendum. Oggi infatti non è possibile il voto popolare su un Trattato. Chissà come mai?!

Il primo paese ad aver ratificato il nuovo trattato è stata l’Ungheria, seguita a ruota da Slovenia, Malta, Romania, Bulgaria, Polonia, Slovacchia, Portogallo, Danimarca, Austria, Lettonia e Lituania.[5] L’Impero Britannico che in sede di negoziato ha ottenuto diverse e importanti esenzioni (opting out) deve ancora ratificarlo. Con opting-out s’intende la clausola di esenzione: in pratica è la deroga che - onde impedire un bloccaggio generale - è concessa agli Stati membri che non desiderano associarsi agli altri Stati. Inghilterra e Danimarca non hanno infatti aderito alla terza fase dell’unione economica e monetaria (UEM): questi due paesi intelligentemente incamerano il Signoraggio sulla loro moneta (rispettivamente sterlina e corona danese), ma anche sull’euro, visto che partecipano come soci/proprietari della BCE, Banca Centrale europea di Francoforte (quote di “proprietà”: Inghilterra 15,98% e Danimarca 1,72%). Non a caso l’Inghilterra è da secoli il Centro del Potere planetario!

Ma cos’è questo Trattato e perché c’interessa? Questo Trattato modifica e sostituisce il Trattato dell’Unione europea (1992), noto come Maastricht, e il Trattato istitutivo della comunità europea (1957). Il Trattato dovrebbe entrare in vigore all’inizio del 2009, e il prossimo 12 giugno sarà una data molto importante per tutti, visto che in Irlanda si effettuerà il referendum. Unico paese in Europa ad aver istituto un voto popolare sull’argomento. Il Movimento internazionale Diritti Civili Solidarietà denuncia da mesi il pericolo di questo Trattato, chiedendo a gran voce che non venga ratificato, perchè se ciò avverrà:

- Aumenteranno i poteri straordinari della Commissione dell’Unione Europea in quasi tutti gli aspetti della vita dei cittadini (politica economica e difesa), privando il nostro Paese della propria sovranità e vanificando in questo senso la Costituzione italiana, a partire dall’Articolo 1 che recita “la sovranità appartiene al popolo”.

- La politica di difesa del Trattato prevede, oltre alle missioni di pace, anche missioni offensive, che violano l’Art. 11 della Costituzione. Attraverso il potenziamento delle forze militari messe a disposizione dell'Unione Europea, è in atto un tentativo di fare dell'Europa un braccio della NATO. Con la creazione di un gruppo ristretto di paesi a cui verrebbero demandate le iniziative militari, sarebbe più facile aggirare l'opposizione di chi vorrebbe evitare lo scontro strategico portato avanti da Londra e Washington nei confronti di Russia e Cina[6].

- In politica economica si parla di una vera e propria “dittatura dell’Unione e della Banca Centrale Europea”. Grazie al Trattato di Lisbona, infatti, i burocrati dell’Unione Europea avranno pieno titolo a bocciare qualunque misura decisa dal nostro governo, e dagli altri governi europei, per difendere la propria economia, l’occupazione, i redditi, l’industria e l’agricoltura, ed intervenire sui prezzi.

Sembra follia ma purtroppo non lo è. L'ex ministro e insigne giurista Giuseppe Guarino, ordinario di diritto amministrativo all'Università di Roma, ha diffidato dal ratificare il trattato così com'è, perché esso codificherebbe un sistema di "governo di un organo" o "organocrazia". Il trattato viola almeno due articoli della Costituzione italiana, l'Art. 1 e 11. Riguardo a quest'ultimo, le condizioni di parità sono violate dal fatto che paesi come la Gran Bretagna e la Danimarca , membri del trattato, sono esonerati dalla partecipazione all'Euro. Così essi possono, ad esempio, fissare il tasso d'interesse in modo vantaggioso per loro ma svantaggioso per gli altri firmatari del trattato.

Inoltre il Trattato aumenta sensibilmente i poteri della Commissione Europea. Ad esempio, nel caso della procedura di infrazione del Patto di Stabilità, stabilita dall'Art. 104, la Commissione finora aveva solo il potere di notificare l'avvenuta infrazione al Consiglio dei Ministri dell'EU, che poi decideva se avviare la procedura o meno. Nella nuova versione, sono stati introdotti tre piccoli cambiamenti che spostano quei poteri in seno alla Commissione. Non sarebbe saggio approvare il trattato, riproponendosi di cambiare in seguito le sue parti sbagliate, ha osservato il prof. Guarino. Ciò sarebbe di fatto impossibile, dato che occorre l'unanimità.

Un altro eminente costituzionalista tedesco, il prof. Schachtschneider, ha sviluppato una lezione dal titolo “La legittimazione della pena di morte e dell'omicidio” in cui sostiene che il Trattato di Lisbona nel suo continuo sostenere una cosa e rimandare ad altra contraria attraverso il richiamo alle “Spiegazioni della Carta dei Diritti Fondamentali” legittima la pena di morte e l’omicidioper reprimere, in modo conforme alla legge, una sommossa o un'insurrezione” e “per atti commessi in tempo di guerra o in caso di pericolo imminente di guerra” (ben 14 Stati dell’Unione europea sono impegnati nella guerra in Iraq).[7] In caso di pericolo imminente di guerra”? Ma noi, grazie alla politica guerrafondaia di Bush & Company siamo dall’11 settembre 2001 quotidianamente in “guerra” contro il terrorismo! Come la mettiamo?

Sarebbe poi di interesse nazionale conoscere – soprattutto nell’ottica della nuova legge sulla sicurezza votata dal governo Berlusconi - cosa s’intende per “sommossa” e “insurrezione”. Forse il movimento No-Tav può essere considerato una sommossa? O tutti coloro che si battono perché non vengano costruite centrali atomiche o cancro-valorizzatori (leggi inceneritori)? Chi lo sa, fatto sta che con la nuova legge sulla sicurezza, questi siti saranno di “interesse nazionale” per cui potranno essere difesi dall’esercito, e gli organizzatori di manifestazioni (pacifiche) di protesta, potrebbero finire in galera! Alla faccia della libertà. Ma d’altronde la grande maestra America insegna.

Il 17 ottobre 2006 Bush junior ha firmato il “Military Commissions Act” (MCA) che introduce l’istituzione di tribunali militari con potere di giudicare sia chi è cittadino USA sia chi non lo è. In un colpo solo, ha fatto sparire il più antico fra i diritti della società anglofona: quello di opporsi al potere governativo di arrestare chiunque e detenere arbitrariamente le persone: l’Habeas Corpus, considerato uno dei principi più importanti stabiliti dalla Magna Charta Libertatum (firmata da Re Giovanni Senza Terra nel 1215)[8] Ma non è tutto perché lo stesso giorno, sempre il solito Bush ha firmato il “John Warner Defense Authorizations Act” che permette al presidente di dislocare truppe in qualsiasi località degli Stati Uniti e di assumere il controllo delle unità della Guardia nazionale in qualsiasi stato degli USA senza previo consenso del governatore o del magistrato, al fine di “reprimere disordini pubblici”. All’appello manca la Legge Marziale e poi siamo al completo…

Il Trattato di Lisbona in quest’ottica è l’ennesimo passo in avanti verso la creazione del cosiddetto Nuovo Ordine Internazionale, cioè “maggiori poteri di controllo di pochi su molti”. La sua ratifica permetterà ai banchieri di Bruxelles di potenziare il loro potere su noi sudditi europei e di conseguenza limitare di molto le nostre libertà individuali. La sovranità dei popoli sta per essere consegnata totalmente nelle mani di qualche oscuro e potente banchiere...

Dobbiamo sperare quindi che venga fatto un Referendum popolare (con legge costituzionale) sul Trattato di Lisbona!

Non sappiamo se possa servire a qualcosa, ma proviamo a mandare il nostro disappunto mediante una e-mail o lettera, alle segreterie dei principali partiti di governo e dei quotidiani nazionali.

Segreteria politica federale rsoragna@leganord.org Affari istituzionali rmarraccini@leganord.org Giustizia sanvar@leganord.org Segreteria nazionale Giovani Forza Italia segreterianazionale@forzaitaliagiovani.it Il Corriere della Sera www.corriere.it/scrivi/bit.shtml La Repubblica larepubblica@repubblica.it

La senatrice Lidia Menapace contraria al Trattato di Lisbona Importantissima segnalazione per ambedue i temi anzi tre: abolizione della neutralità (che obbliga Svizzera, Svezia, Austria, Finlandia, Malta a mutare forma dello stato o a non aderire all'Europa) mentre sarebbe proprio il caso di tenere aperta la possibilità di provare a fare un' Europa neutrale (che non vuol nemmeno dire disarmata, ma ad esempio nell'impossibilità di possedere armi atomiche e qualsiasi armamento nucleare) (dunque un bel sostegno alla campagna Via le bombe!), pena di morte (che abbiamo appena tolto dal codice militare di guerra italiano), fine della sovranità nazionale in economia, che è una clausola tombale sullo stato sociale. credo che davvero dovremmo fare un grande botto in proposito. Mandiamo il testo di Liliana sottoscritto e appoggiato dalla rete a Liberazione, al Manifesto, alla segreteria di Rifondazione e a tutta la Sinistra arcobaleno (avete visto che l'unico colore assente è il rosa?), al gruppo della sinistra al parlamento europeo.

Se volete scaricare il Trattato di Lisbona integrale in italiano (287 pagine) www.consilium.europa.eu/uedocs/cmsUpload/cg00014.it07.pdf

Da Maastricht a Lisbona: cronologia

17 Febbraio 1986 Giulio Andreotti (Ministro degli Esteri del Governo Craxi), firma l’Atto Unico Europeo (AUE).

7 Febbraio 1992 Giulio Andreotti (Presidente del Consiglio), il Ministro degli Esteri Gianni de Michelis (Membro dell’Aspen Institute) e il Ministro del Tesoro Guido Carli (già governatore di Bankitalia) firmano il Trattato di Maastricht per l’entrata dell’Italia nell’Unione Europea. Così facendo, l’autonomia delle banche centrali stava entrando in tutti gli ordinamenti giuridici dell’Unione Europea per effetto del Trattato (articolo 107).

Articolo 107 del Trattato di Maastricht Nell'esercizio dei poteri e nell'assolvimento dei compiti e dei doveri loro attribuiti dal presente trattato e dallo Statuto del SEBC, né la BCE né una Banca centrale nazionale né un membro dei rispettivi organi decisionali possono sollecitare o accettare istruzioni dalle istituzioni o dagli organi comunitari, dai Governi degli Stati membri né da qualsiasi altro organismo. Le istituzioni e gli organi comunitari nonché i Governi degli Stati membri si impegnano a rispettare questo principio e a non cercare di influenzare i membri degli organi decisionali della BCE o delle Banche centrali nazionali nell'assolvimento dei loro compiti.

Gli Stati aderenti rinunciano alla sovranità monetaria nazionale per trasferirla con l’articolo 105 alla Banca Centrale Europea (BCE).

Articolo 105A del Trattato di Maastricht 1. La BCE ha il diritto esclusivo di autorizzare l'emissione di banconote all'interno della Comunità. La BCE e le Banche centrali nazionali possono emettere banconote. Le banconote emesse dalla BCE e dalle Banche centrali nazionali costituiscono le uniche banconote aventi corso legale nella Comunità. 2. Gli Stati membri possono coniare monete metalliche con l'approvazione delle BCE per quanto riguarda il volume del conio.

7 Febbraio 1992 Lo stesso giorno l’autonomia della Banca Centrale si è perfezionata con la legge 7.2.1992 numero 82 varata dal ministro del Tesoro Guido Carli (già governatore della Banca d’Italia), che ha attribuito alla Banca d’Italia la facoltà di variare il tasso ufficiale di sconto senza doverlo più concordare con il Tesoro.

30 Maggio 2008 Il Consiglio dei Ministri ha approvato all’unanimità il ddl di ratifica del Trattato di Lisbona che da maggiori poteri agli eurocrati di Bruxelles.


[1]Bush: Falso lo scontro di civiltà”, ” La Repubblica ”, 19 settembre 2006 [2]Semaforo verde del Cdm alla ratifica del Trattato di Lisbona”, “Il Sole 24 Ore”, 30 maggio 2008 [3]Sì del governo al Trattato di Lisbona, ma restano le riserve della Lega”, RaiNews24, 30 maggio 2008 [4] Idem [5] Idem [6] In questo contesto Helga Zepp-LaRouche, presidente del Movimento Solidarietà tedesco (BueSo) fa riferimento ad un documento politico sul conto dell’Alleanza che circola in ambienti neo-conservatori transatlantici. Il documento è intitolato “Verso una grande strategia per un mondo nell’incertezza” ed è stato redatto da cinque generali in congedo che espongono una nuova strategia per la NATO , secondo cui la nuova struttura di difesa composta da USA, UE e NATO ha il compito di affrontare una serie di sfide, tra cui: crescita demografica (!), cambiamento del clima, sicurezza energetica, aumento dell’irrazionale e declino della ragionevolezza (!), indebolimento degli stati nazionali e delle istituzioni mondiali (come l’ONU, l’UE, la NATO ), terrorismo internazionale, crimine organizzato, proliferazione di armi di distruzione di massa, “abuso della leva finanziaria ed energetica”, migrazioni, HIV/AIDS e SARS. I firmatari sono: gen. Klaus Naumann (Germania), feldmaresciallo lord Inge (Regno Unito), gen. John Shalikashvili (USA), amm. Jacques Lanxade (Francia), e gen. Henk van den Bremen (Olanda). [7]Il Trattato di Lisbona deve essere respinto”, Movisol, www.movisol.org/08news117.htm 30 maggio 2008 [8]Scompare il diritto dell’Habeas Corpus per chiunque”, Censura 2008, pag. 27, Nuovi Mondi

Domani, giovedì 12 giugno 2008, in Irlanda il popolo (sovrano) voterà con referendum la ratifica del Trattato di Lisbona. Se passerà il SI, il Governo Mondiale sarà sempre più vicino, se invece passerà il NO, ed è quello che tutti ci auguriamo, i mondialisti riceveranno una battuta d'arresto.

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Perché no al trattato di Lisbona "E’ la forma più assoluta di totalitarismo" di Ida Magli – tratto da “Il Giornale”, 7 Giugno 2008

In questi giorni, con la ratifica da parte del Parlamento italiano del cosiddetto Trattato di Lisbona, si porrà fine definitivamente all'esistenza delle Nazione Italia. E mano a mano si porrà fine all'esistenza di quasi tutte le altre nazioni in Europa. Non bisogna sorprendersi del silenzio che accompagna l'atto più importante che sia mai stato compiuto dal 1870 con il Regno d'Italia. È un silenzio che non è dovuto soltanto al volere dei governanti, ben sicuri fin dall'inizio dell'operazione “Unione europea“ che bisognava tenerne all'oscuro il più possibile i cittadini, ma anche alla obiettiva difficoltà per i giornalisti di fornire informazioni e tanto meno spiegazioni di un progetto che esula da qualsiasi concetto di «politica“.

Il Trattato di Lisbona è infatti una «visione del mondo» universale, una teologia dogmatica con le sue applicazioni pratiche, la forma più assoluta di totalitarismo che sia mai stata messa in atto. Come potrebbero i giornalisti istruire con poche parole milioni di persone sulla metafisica di Kant? Eppure c'è quasi tutto Kant, inclusa la sua proposta per la Pace Perpetua , nel progetto dell'Unione europea. Ma c'è anche molto Rousseau, molto Voltaire, molto Marx, con in più quello che Tremonti definisce «mercatismo»: l'assolutizzazione del mercato. La falsificazione dei significati linguistici accompagna fin dall'inizio l'operazione europea: quello che viene firmato non è affatto un Trattato e non è neanche una «Costituzione», come era stato chiamato prima che i referendum popolari lo bocciassero. È la proclamazione di una religione universale, accompagnata in tutti i dettagli dagli strumenti coercitivi verso i popoli e verso le singole persone per realizzarla. È il passo fondamentale, dopo averlo costituito in Europa, per giungere alla meta prefissata: il governo mondiale.

Posso indicare in questo breve spazio soltanto alcuni degli strumenti preordinati:

A) Il sincretismo fra le varie religioni e fra i vari costumi culturali. Un sincretismo che verrà raggiunto con lo spostamento di milioni di persone e smussando tutte le differenze attraverso il «dialogo». Discendono da questa precisa volontà dei governanti le ondate immigratorie che stanno soffocando l'Europa d'occidente. Si tratta di decisioni di forza, prese a tavolino: se nasceranno reazioni o conflitti, come di fatto sono già nati, provvederanno le schedature biometriche, la polizia e il tribunale europeo a eliminarli.

B) Il governo concentrato in poche persone, quasi sconosciute ai cittadini, mentre diventano sempre più pleonastici i parlamenti nazionali. Il parlamento europeo, infatti, tanto perché nessuno possa obiettare in seguito che non aveva capito, è stato istituito fin dall'inizio privo di potere legislativo. Pura finzione al fine di gettare polvere negli occhi ai cittadini e tenere buoni con ricche poltrone i residui pretendenti al potere nell'impero fittizio.

C) Nella sua qualità di fase di passaggio verso il governo mondiale, l'Europa deve essere debolissima, come infatti sta diventando. Per ora qualcuno lo nota a proposito dell'economia e della ricerca (ricerca significa intelligenza), ma presto sarà chiaro a tutti l'impoverimento intellettuale e affettivo di popoli costretti a perdere la propria identità, la propria «forma» in ogni settore della vita. In Italia la perdita è più grave per il semplice motivo che gli italiani sono i più ricchi di creatività. Di fronte al vuoto di qualsiasi ideale e di qualsiasi futuro, i giovani si battono per quelli vecchi inesistenti, oppure «si annoiano». Vi si aggiungono con uguale impoverimento i milioni di immigrati, anch'essi sradicati dalla loro identità e gettati nel crogiolo della non-forma.

Si tratta di conseguenze ovvie, perseguite con ostinazione durante il passare degli anni sia dai fanatici credenti nella religione universale che da coloro che se ne servono per assolutizzare il proprio potere. Ci troviamo di fronte a quello che i poeti tedeschi individuavano chiaramente durante il nazismo come «il generale naufragio dello spirito». Seppellire le nazioni per paura del nazionalismo significa provocare di nuovo il generale naufragio dello spirito. Significa che alla fine Hitler ha vinto.

Ida Magli Roma, 24 Maggio 2008 n. 135 del 2008-06-07 pagina 15 >> Fonte: - http://www.disinformazione.it/trattato_lisbona.htm __________ : : Claudio