domenica 4 maggio 2008

SECONDA GUERRA MONDIALE: GLI OCCULTI FINANZIAMENTI USA AL TERZO REICH

Parafrasando Honoré de Balzac, esistono due storie da raccontare, la prima è quella che viene insegnata (anzi inculcata) all'opinione pubblica affinché non sappia cosa è realmente accaduto, e poi esiste una seconda storia, quella reale, quella che l'establishment – l'élite – non ha intenzione di rivelare. Bene, questa seconda storia che spiega l'avvenimento, è quasi sempre una storia vergognosa, una storia che all'opinione pubblica – qualora si cimentasse nel tentare di farne tesoro – verrà spiegata in questi termini: «Folle e paranoica teoria della cospirazione», spesse volte messa in giro dai «soliti» antisemiti, antiamericani e psicotici che sragionano e che vedono complotti sotto ogni pietra. Presto capiremo che la storia che sto per raccontare non rientra nello stereotipo appena citato, bensì è parte integrante della Storia umana, quella storia appunto, che la gente non deve conoscere, perché troppo infame e infamante per coloro che l'hanno messa in atto. Grazie all'avvento di Internet oggi molte persone sono a conoscenza di questo fatto storico gravissimo: si tratta dei finanziamenti che il Terzo Reich e il Führer hanno ricevuto da persone apparentemente «insospettabili». É proprio così, Hitler e i suoi lacchè hanno potuto combattere la Seconda Guerra Mondiale solo e soltanto grazie ai fondi ricevuti dall'Alta Finanza statunitense ed ebraico-americana. Follia? No ragazzi, tutto vero: in soldoni le grandi famiglie e dinastie israelite ed ebraiche hanno dato denaro ed armamenti a colui che ha sterminato – a quanto pare – sei milioni di persone della loro stessa razza e religione. “Ma come è potuto accadere tutto questo?” si domanderà legittimamente il lettore neofita. Bene, caro lettore, te lo spiego subito. Per prima cosa esamineremo la cosiddetta Dutch connection, attraverso la ricerca condotta da John Loftus, un ex inquirente della sezione Crimini di guerra nazisti del Dipartimento della Giustizia USA, presidente del Museo dell'Olocausto della Florida e autore estremamente rispettato di numerosi libri sulla connection CIA-nazisti, inclusi The Belarus Secret And The Secret War Against Jews, entrambe con ampia documentazione sulla connection Bush-Rockefeller-nazisti, in pratica la famigerata corsa agli scienziati nazisti, meglio conosciuta come «Paperclip Project». La Dutch Connection Per la famiglia Bush è un incubo perenne. Per i loro clienti nazisti la Dutch connection era la madre di tutti sistemi di riciclaggio del denaro. Dal 1945 al 1949 iniziò nella zona americana della Germania occupata uno dei più lunghi e, come appare, futili interrogatori di un sospetto di crimini di guerra nazisti. Il magnate multimilionario dell'acciaio Fritz Thyssen (vedi recente scandalo della fabbrica Thyssenkrupp andata in fiamme con la drammatica conseguenza di 6 morti sul lavoro) – l'uomo il cui consorzio dell'acciaio era il cuore pulsante della macchina da guerra nazista – parlava e parlava e parlava ad un gruppo congiunto di interrogatorio USA-UK. Per quattro lunghi anni, successive squadre di inquirenti tentarono di infrangere la semplice pretesa di Thyssen di non possedere né conti in banche straniere né interessi in società straniere, né beni che potessero portare ai miliardi mancanti in beni al Terzo Reich. Gli inquirenti fallirono completamente. Perché? Perché ciò che l'astuto Thyssen deponeva era, in un certo senso, vero. Quello che gli investigatori alleati non capirono mai era che essi non facevano a Thyssen la domanda giusta. Thyssen non aveva bisogno di nessun conto in banca straniero perché la sua famiglia disponeva segretamente di un'intera catena di banche. Egli non dovette trasferire i suoi beni alla fine della Seconda Guerra Mondiale, tutto ciò che doveva fare era trasferire i documenti delle proprietà – azioni, obbligazioni, atti e accordi legali – della sua banca di Berlino attraverso la sua banca in Olanda ai suoi amici americani di New York City: Prescott Bush e Herbert Walzer. I soci di Thyssen nel crimine erano il padre e lo suocero di due futuri presidenti degli Stati Uniti. Gli investigatori alleati sottostimarono il potere di Thyssen, le sue connessioni, le sue motivazioni ed i suoi mezzi. La ragnatela di società finanziarie che Thyssen aiutò a creare negli anni '20 rimase un mistero per il resto del XX secolo, una quasi perfetta condotta fognaria nascosta sottoterra per spostare il denaro sporco, denaro che rifornì di fondi le fortune postbelliche non solo dell'impero industriale Thyssen... ma anche della famiglia Bush. Era un segreto che Fritz Thyssen si sarebbe portato nella tomba. Era un segreto che avrebbe condotto l'ex agente dell'Intelligence USA William Gowen, ora ottantenne, proprio ad un passo dalla famiglia reale olandese. I Gowen non erano nuovi alle controversie o alla nobiltà. Suo padre era uno degli emissari diplomatici del Presidente Roosevelt presso Papa Pio XII che fecero l'inutile tentativo di persuadere il Vaticano a denunciare il trattamento che Hitler riservava agli ebrei. Fu suo figlio, William Gowen, che prestò servizio a Roma dopo la Seconda Guerra Mondiale come cacciatore di nazisti ed investigatore del servizio controinformazioni dell'esercito USA. Fu l'agente Gowen che per primo scoprì nel 1949 il canale segreto del Vaticano per portare in salvo i nazisti. E fu anche lo stesso William Gowen che iniziò a far venire alla luce nel 1999 la condotta segreta olandese per contrabbandare il denaro dei nazisti. Mezzo secolo prima, Fritz Thyssen stava raccontando agli investigatori alleati che egli non aveva interessi in società straniere, che Hitler gli si era rivoltato contro, ed aveva preso la maggior parte delle sue proprietà. I suoi rimanenti beni (che sapeva comunque persi) erano soprattutto nella zona d'occupazione russa della Germania. I suoi distanti (e non di suo gusto) parenti nelle nazioni neutrali come l'Olanda erano i reali proprietari di una sostanziosa percentuale della restante base industriale tedesca. Come vittime innocenti del Terzo Reich, essi premevano sui governi d'occupazione alleati in Germania, chiedendo la restituzione delle proprietà che gli erano state sequestrate dai nazisti. Secondo le norme dell'occupazione alleata della Germania, tutte le proprietà possedute dai cittadini di una nazione neutrale, che erano state prese dai nazisti dovevano essere restituite ai cittadini neutrali, dietro presentazione di appropriata documentazione, dimostrante la prova della proprietà. Improvvisamente, parti neutrali di ogni genere, particolarmente in Olanda, pretesero la proprietà di diversi pezzi dell'impero Thyssen. Nella sua cella, Fritz Thyssen, semplicemente sorrideva ed aspettava di essere rilasciato dalla prigione, mentre membri della famiglia reale olandese e del suo servizio informazioni olandese rimettevano assieme per lui i suoi possedimenti anteguerra. Gli inquirenti britannici e americani potevano avere seriamente sottostimato Thyssen ma non di meno essi sapevano che gli aveva mentito. I loro sospetti si concentrarono in particolare su una banca olandese, la Banca voor Handel en Scheepvaart di Rotterdam. Questa banca da anni faceva molti affari con i Thyssen. Per fargli un favore, nel 1923, la banca di Rotterdam prestò il denaro per costruire proprio il primo quartier generale del partito nazista a Monaco. Ma in qualche modo le indagini alleate continuarono a non andare da nessuna parte, le piste sembravano tutte arenarsi. Se gli investigatori si fossero accorti che Allen Dulles, il capo dell'Intelligence USA (e successivamente della CIA) nella Germania postbellica, era anche l'avvocato della Banca di Rotterdam, avrebbero potuto fare domande molto interessanti. Essi non sapevano che anche Thyssen era cliente di Dulles. Non si sono mai nemmeno accorti che era l'altro cliente di Allen Dulles, il barone Kurt Von Schroeder che era il fiduciario dei nazisti per le società Thyssen che ora si pretendevano possedute dagli olandesi. La banca di Rotterdam era al cuore dello schema di copertura di Dulles, ed essa custodiva gelosamente i suoi segreti. Diversi decenni dopo la guerra il giornalista investigativo Paul Manning, collega di Edward R. Murrow, inciampò sugli interrogatori di Thyssen negli Archivi Nazionali USA. Manning voleva scrivere un libro sul riciclaggio del denaro dei nazisti. Il manoscritto di Manning era un coltello alla gola di Allen Dulles: il suo libro menzionava specificatamente la Banca voor Handel en Scheepvaart per nome, sebbene di sfuggita. Dulles si offrì di aiutare l'ignaro Manning con il suo manoscritto e lo mandò verso un vicolo cieco, in cerca di Martin Bormann in Sud America (!). Senza sapere di essere stato deliberatamente sviato, Manning scrisse una prefazione del suo libro ringraziando personalmente Allen Dulles per la sua «assicurazione che era sulla pista giusta e doveva continuare così» (sic: inaudito!). Dulles mandò Manning ed il suo manoscritto nelle paludi dell'oscurità. Anche l'imbroglio stesso della «caccia a Martin Bormann» venne usato con successo per screditare Ladislas Farago, un altro giornalista americano che esaminava troppo approfonditamente il riciclaggio del denaro dei nazisti. Gli investigatori americani dovevano essere mandati ovunque eccetto in Olanda. E così la Dutch connection rimase inesplorata fino a quando, nel 1994 fu pubblicato il libro The Secret War Against The Jews. Come argomento di curiosità storica fu menzionato che Fritz Thyssen (ed indirettamente il partito nazista) avevano ottenuto i loro primi finanziamenti dalla Brown Brothers Harriman (la famiglia Harriman è di origine ebraica e molti componenti della dinastia fanno o hanno fatto parte della Confraternita della Morte, ossia la setta filo-massonica Skull and Bones della Yale University) e dalla sua affiliata Union Banking Corporation – UBC. La UBC era a sua volta la holding della famiglia Bush che controllava molte altre società, compresa la Holland American Trading Company. Era pubblicamente noto che le holding di Bush erano state sequestrate dal governo USA dopo che i nazisti invasero l'Olanda. Nel 1951 i Bush reclamarono dall'Alien Property Custodian la Union Banking Corp. assieme alle sue proprietà «neutrali» olandesi. John Loftus non l'aveva capito, ma aveva sbattuto contro un pezzo veramente grande della scomparsa Dutch connection. La proprietà di Bush della società d'investimenti olandese-americana era l'anello mancante nelle prime ricerche di Manning nei documenti dell'indagine Thyssen. Nel 1981 Manning aveva scritto: «Il primo passo di Thyssen in una lunga danza di frodi fiscali e valutarie iniziò [alla fine degli anni '30; Nda] quando dispose che le proprie quote nella olandese Hollandische-Amerikanische Investment Corporation venissero accreditate alla Bank voor Handel en Scheepvaart, N. V., Rotterdam, la banca fondata nel 1916 da August Thyssen Senior».In questo oscuro paragrafo di un libro poco noto, Manning aveva involontariamente documentato due interessanti documenti: 1) la Union Banking Corp. di Bush aveva evidentemente acquistato le stesse azioni societarie che i Thyssen stavano vendendo come parte del loro riciclaggio del denaro dei nazisti; 2) la banca di Rotterdam, lungi dall'essere un ente neutrale olandese, venne fondata dal padre di Fritz Thyssen. In retrospettiva, Loftus e Manning avevano scoperto terminali diversi della Dutch connection. Dopo aver letto l'estratto del libro di Loftus sulla proprietà di Bush della Holland-American Trading Company, l'agente del servizio informazioni USA in pensione William Gowen cominciò a mettere insieme le tessere del puzzle. Mr. Gowen conosceva ogni angolo dell'Europa per il suo passato di figlio di un diplomatico, agente del servizio informazioni americano e giornalista. William Gowen merita tutto il credito per la scoperta del mistero di come gli industriali tedeschi nascosero il loro denaro dagli Alleati alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Nel 1999 Mr. Gowen andò in Europa, a proprie spese, per incontrare un ex membro dell'Intelligence olandese che aveva informazioni interne dettagliate sulla banca di Rotterdam. Lo scrupoloso Gowen prese nota della dichiarazione e quindi la fece leggere e correggere dalla sua fonte per evitare – ancora una volta – errori. Qui, sommariamente, racconterò come i nazisti nascosero il loro denaro in America. Dopo la Prima Guerra Mondiale, August Thyssen era stato seriamente danneggiato dalla perdita di beni dovuta alle dure condizioni del Trattato di Versailles. Egli era determinato affinché tutto ciò non accadesse mai più. Uno dei suoi figli si sarebbe unito ai nazisti, l'altro sarebbe rimasto neutrale. Non importava chi vincesse la prossima guerra, la famiglia Thyssen sarebbe sopravvissuta con il suo impero industriale intatto. Fritz Thyssen si unì ai nazisti nel 1923: suo fratello minore sposò una nobile ungherese e cambiò il proprio nome in quello di barone Thyssen-Bornemisza. Il barone più tardi reclamò la cittadinanza ungherese e anche quella olandese. In pubblico fingeva di detestare il suo fratello nazista, ma in privato si incontravano a consigli di amministrazione segreti in Germania per coordinare le loro operazioni. Se un fratello veniva minacciato della perdita della sua proprietà, avrebbe trasferito le proprie società all'altro. Per aiutare i suoi figli nel loro gioco di scatole vuote, August Thyssen durante gli anni Venti costituì tre diverse banche: la August Thyssen Bank a Berlino, la Bank voor Handel en Scheepvaart a Rotterdam e la Union Banking Corporation a New York City. Per proteggere le loro holding tutto ciò che i fratelli dovevano fare era spostare i documenti delle società da una banca all'altra. E questo lo fecero piuttosto regolarmente. Quando Fritz Thyssen “vendette” la Holland-American Trading Company per una perdita fiscale, la UBC di NY comprò le azioni. Similmente, la famiglia Bush investì i camuffati profitti nazisti in società americane dell'acciaio e di produzione che divennero parte del segreto impero Thyssen. Quando i nazisti invasero l'Olanda nel Maggio del 1940 investigarono nella Banca voor Handel en Scheepvaart di Rotterdam. Fritz Thyssen era sospettato dagli ispettori di Hitler di essere un evasore fiscale e di trasferire illegalmente la sua ricchezza al di fuori del Terzo Reich. Gli ispettori nazisti avevano ragione: Thyssen pensava che le politiche economiche di Hitler avrebbero fatto diminuire la sua ricchezza attraverso una disastrosa inflazione. Egli contrabbandava all'estero i suoi profitti di guerra attraverso l'Olanda. Ma i forzieri di Rotterdam non contenevano indizi su dove fosse andato a finire il denaro. I nazisti non sapevano che tutti i documenti comprovanti la segreta proprietà di Thyssen erano stati tranquillamente rispediti alla Banca August Thyssen a Berlino, sotto la benevola supervisione del barone Kurt Von Schroeder. Thyssen passò il resto della guerra agli arresti domiciliari di lusso. Egli aveva giocato Hitler, nascosto i suoi immensi profitti, ed ora era tempo di giocare gli americani con lo stesso trucco delle scatole vuote.Appena Berlino cadeva in mano degli Alleati venne il momento di rispedire i documenti a Rotterdam cosicché la banca «neutrale» potesse pretendere le proprietà con la benevola supervisione di Allen Dulles, che, come capo dell'Intelligence dell'OSS (Office of Strategic Studies) a Berlino nel 1945, era ben piazzato per gestire qualsiasi tranquilla indagine. Sfortunatamente, la banca August Thyssen durante la guerra era stata bombardata ed i documenti erano sepolti nei forzieri sotterranei sotto le rovine. Ancora peggio, i forzieri si trovavano nella zona sovietica di Berlino. Secondo la fonte di Gowen, il principe Bernardo (affiliato alle SS e personaggio chiave nella costituzione della società segreta Gruppo di Bilderberg) comandava una unità dell'Intelligence olandese che nel 1945 tirò fuori i documenti societari incriminanti e li riportò alla banca «neutrale» di Rotterdam. Il pretesto era che avevano rubato a sua moglie, la principessa Giuliana, i gioielli della corona, ed i russi diedero agli olandesi il permesso di scavare tra i forzieri e recuperarli. L'operazione Giuliana fu una truffa olandese agli Alleati che cercavano ovunque i pezzi mancanti della fortuna Thyssen. Nel 1945, l'ex direttore olandese della Banca di Rotterdam riprese il controllo solamente per scoprire che sedeva su una grande pila di attività naziste nascoste. Nel 1947 il direttore minacciò di informare le autorità olandesi, e venne immediatamente licenziato dai Thyssen. Il leggermente ingenuo direttore di banca allora fuggì a New York City dove aveva intenzione di parlare con il presidente della UBC, Prescott Bush. Come ricordava la fonte olandese di Gowen, il direttore intendeva «rivelare [a Prescott Bush] la verità sul barone Heinrich e la banca di Rotterdam, perché alcuni o tutti degli interessi di Thyssen nel gruppo Thyssen potessero essere sequestrati e confiscati come proprietà del nemico tedesco. “Il corpo del direttore venne ritrovato a New York due settimane più tardi”». Allo stesso modo, nel 1996, il giornalista olandese Eddy Roever, andò a Londra per intervistare il barone, che era vicino a Margaret Thatcher. Il corpo di Roever venne scoperto due giorni dopo. Forse – osservò laconicamente Gowen – era solamente una coincidenza che entrambe i due sani uomini morissero d'infarto immediatamente dopo aver tentato di scoprire la verità sui Thyssen.Né Gowen né la sua fonte olandese sapevano delle sostanziose prove negli archivi dell'Alien Property Custodian o negli archivi dell'OMGUS. Assieme, i due separati gruppi di documenti USA si sovrapponevano a vicenda e supportavano direttamente la fonte di Gowen. Il primo gruppo di archivi conferma assolutamente che la Union Banking Corporation di New York era posseduta dalla banca di Rotterdam. Il secondo gruppo (citato da Manning) invece conferma che a sua volta la banca di Rotterdam era proprietà dei Thyssen. Non sorprende che queste due agenzie americane non resero mai noti i documenti Thyssen. Come documentò il noto storico Burton Hersh: «L'Alien Property Custodian, Leo Crowley, era nel libro paga della banca di New York J. Henry Schroeder dove nel consiglio d'amministrazione sedevano Foster e Allen Dulles. Foster riuscì a farsi nominare consigliere legale speciale per l'Alien Property Custodian mentre simultaneamente rappresentava interessi [tedeschi] contro il custode». Non meraviglia che Allen Dulles avesse diretto Paul Manning a caccia di farfalle in Sud America. Egli era molto vicino a scoprire il fatto che la banca di Bush a New York era segretamente posseduta dai nazisti, prima, durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale. La proprietà di Thyssen della UBC è provata, e concretizza un capo d'imputazione per tradimento nei confronti delle famiglie Dulles e Bush per aver dato aiuto e sostegno al nemico in tempo di guerra. Il primo fatto chiave che deve essere provato in ogni indagine criminale è che la famiglia Thyssenpossedeva segretamente la banca di Bush. A parte la fonte di Gowen ed i documenti gemelli americani, un terzo gruppo di documentazione proviene dalla stessa famiglia Thyssen. Nel 1979 l'attuale barone Thyssen-Bornemisza (nipote di Fritz Thyssen) preparò una storia scritta della famiglia da condividere con i suoi alti dirigenti. Una copia di questo topo di trenta pagine intitolato La Storia della Famiglia Thyssen e loro attività venne procurata dalla fonte di Gowen. Essa contiene le seguenti ammissioni di Thyssen: «Così, all'inizio della Seconda Guerra Mondiale, la Banca voor Handel en Scheepvaart – una ditta olandese il cui unico azionista era un cittadino ungherese – era diventata la holding della società di mio padre. Prima del 1929 egli deteneva le quote della Banca August Thyssen, ed anche sussidiarie americane e la Union Banking Corporation di New York. Le azioni di tutte le affiliate [nel 1945] erano nella Banca August Thyssen nel settore orientale di Berlino, da dove riuscì a farle trasferire in occidente all'ultimo momento.Dopo la Guerra il governo olandese ordinò un'indagine sulla situazione legale della società holding e, in attesa del risultato, nominai un olandese ex direttore generale di mio padre che si era rivoltato contro la nostra famiglia. In quello stesso anno, il 1947, John Loftus ritornò in Germania per la prima volta dopo la Guerra, travestito da autista olandese in uniforme militare, per stabilire i contatti con i nostri dirigenti tedeschi. La situazione del gruppo cominciò lentamente ad essere risolta ma non fu prima del 1955 che le società tedesche vennero liberate dal controllo alleato ed in seguito rilasciate. Fortunatamente le società del gruppo soffrivano poco dello smembramento. Infine, furono nella posizione di concentrarsi su problemi puramente economici – la ricostruzione ed ampliamento delle società e l'espansione dell'organizzazione. Il dipartimento creditizio della Bank voor Handel en Scheepvaart, che funzionava anche come società holding del gruppo, si fuse nel 1970 con la Nederlandse Credietbank N. V. che aumentò il suo capitale. Il gruppo ricevette il 25%. La Chase Manhattan Bank [dei Rockefeller, ascendenza ebraica; Nda] detiene il 31%. Per la nuova società holding venne scelto il nome di Thyssen-Bornemisza Group». Dunque, gli archivi generali USA, la fonte olandese di Gowen e la storia della famiglia Thyssen confermano tutte indipendentemente che il padre ed il nonno dei Presidenti Bush faceva parte del CDA di una banca che era segretamente posseduta dai principali industriali nazisti. La connessione di Bush con queste istituzioni americane è pubblicamente nota. Quello che nessuno sapeva, finché la brillante ricerca di Gowen non lo portò alla luce, era che i Thyssen erano i datori di lavoro segreti della famiglia Bush.Ma cosa sapeva la famiglia Bush dei suoi collegamenti nazisti e quando lo seppe? Come manager anziani della Brown Brothers Harriman, dovevano aver saputo che i loro clienti americani, come gli stessi Rockefeller, stavano investendo pesantemente nelle società tedesche, compreso il gigante Vereinigte Stahlwerke di Thyssen. Come ripetutamente documenta il noto storico Christopher Simpson, è argomento pubblico che gli investimenti della Brown Brothers nella Germania nazista ebbero luogo con i servizi della famiglia Bush. Quando scoppiò la Guerra Prescott Bush venne colpito da un caso di morbo di Waldheimer, un'improvvisa amnesia del suo passato nazista? Oppure egli credeva veramente che i nostri benevoli alleati olandesi possedessero la UBC e la sua società madre di Rotterdam? Dovrebbe essere ricordato che nel Gennaio del 1937 egli assunse Allen Dulles per «coprire» i suoi conti. Ma coprire da chi? Si aspettava che la piccola felice Olanda dichiarasse guerra all'America? L'operazione di copertura poteva avere senso solamente come anticipazione di una possibile guerra con la Germania nazista. Se la Union Bank non era il condotto per riciclare gli investimenti nazisti di Rockefeller in America, allora come avrebbe potuto la Chase Manhattan Bank controllata da Rockefeller finire dopo la guerra a possedere il 31% del gruppo Thyssen? Si dovrebbe notare che il gruppo Thyssen (TBG) oggi è la maggior conglomerata industriale della Germania, e, con un patrimonio netto di più di 50 miliardi di dollari (dati del 2002), una delle più ricche società al mondo. La TBG è talmente ricca che ha persino acquistato la società della famiglia Krupp, famoso fabbricante di armi di Hitler, lasciando i Thyssen gli indiscussi campioni di sopravvivenza del Terzo Reich. Ma dove hanno preso i Thyssen il denaro per partire con la ricostruzione del loro impero con tale velocità dopo la Seconda Guerra Mondiale? Le enormi somme di denaro depositate nella Union Bank prima del 1942 sono la miglior prova che Prescott Bush servì consapevolmente da riciclatore del denaro per i nazisti. Ricordate che i libri ed i conti della Union Bank nel 1942 vennero congelati dall'Alien Property Custodian USA e non vennero restituiti alla famiglia Bush fino al 1951. A quel tempo, le azioni della Union Bank, che rappresentavano il valore di milioni di dollari di azioni industriali e di obbligazioni, vennero sbloccate per la circolazione. La famiglia Bush credeva realmente che tali enormi somme venivano da aziende olandesi? Si potrebbero vendere bulbi di tulipano e scarpe di legno per secoli e non raggiungere quelle somme. Una fortuna di questa misura poteva essere arrivata solamente dai profitti che Thyssen fece riarmando il Terzo Reich quindi nascosti, prima dagli ispettori fiscali nazisti e, poi, dagli Alleati. I Bush sapevano perfettamente bene che la Brown Brothers era il canale del denaro americano nella Germania nazista, e che la Union Bank era la conduttura segreta per riportare dall'Olanda in America il denaro nazista. I Bush dovevano aver saputo come funzionava il circuito segreto del denaro poiché essi erano nel consiglio di amministrazione in entrambe le direzioni: fuori dalla Brown Brothers, dentro la Union Banking Corporation. Inoltre, la misura del loro compenso è commensurata con il loro rischio come riciclatori del denaro nazista. Nel 1951 Prescott Bush e suo suocero ricevettero una quota delle azioni della Union Bank, ciascuna del valore di 750.000 dollari. Un milione e mezzo di dollari erano un sacco di soldi nel 1951. Ma allora, dal punto di vista di Thyssen, comprare i Bush era stato il migliore affare della Guerra. Il punto decisivo è grave. È abbastanza disdicevole che la famiglia Bush, abbia aiutato a raccogliere per Thyssen il denaro da dare a Hitler per il suo avvio negli anni '20, ma dare aiuto e sostegno al nemico in tempo di guerra è tradimento, è infamità. La banca di Bush aiutò i Thyssen a fabbricare l'acciaio che uccideva i soldati Alleati. Per quanto possa sembrare negativo aver finanziato la macchina bellica nazista, aver aiutato e assistito l'Olocausto era cosa assai peggiore. Le miniere di carbone di Thyssen utilizzavano schiavi ebrei come se fossero materiali usa e getta. Vi sono sei milioni di scheletri nell'armadio della famiglia Thyssen, ed una miriade di domande criminali e storiche cui deve essere data risposta dalla complicità della famiglia Bush. Dopo queste rivelazioni intendo approfondire i rapporti che si intrecciarono tra multinazionali bancarie ebraico-americane ed il Terzo Reich. Esploreremo questo aspetto e tracceremo le linee fondamentali per capire meglio cosa accadde in quei travagliati anni che hanno profondamente inciso sulle dinamiche che hanno portato allo sviluppo della Grande Guerra, tappa decisiva per l'istituzione delle Nazioni Unite, della creazione dello Stato ebraico d'Israele: insomma, alcuni passi fondamentali verso l'instaurazione di un Nuovo Ordine Mondiale. Crisi, guerra, rivoluzione: la Seconda Guerra Mondiale Dalla Prima Guerra Mondiale nasce la Società delle Nazioni, tappa provvisoria verso una maggiore integrazione mondiale; gli imperi di tipo teocratico sono cancellati, mentre all'Est il comunismo, prefigurazione utopica della futura Repubblica Universale, corona l'opera delle società segrete. In Occidente, i vincitori di Versailles suscitano tutta una serie di staterelli senza storia in cui si esasperano nazionalismi e particolarismi, venendo a mancare quell'unità nella diversità che caratterizzava l'Impero Asburgico. Una situazione instabile, potenzialmente esplosiva, nella quale la Germania fungerà da detonatore. Ma perché essa potesse svolgere questa funzione serviva un poderoso riarmo e a tal fine si richiedevano anzi tutto mezzi economici e strutture industriali, poi fabbriche specializzate e truppe addestrate. Ebbene il rilancio economico venne reso possibile da un massiccio afflusso di capitali, a seguito di un'abile svalutazione del marco: capitali dell'Alta Finanza, naturalmente. I banchieri della Morgan Bank e il direttore della Banca d'Inghilterra Montagu Norman fin dal 1924 avevano, infatti, escogitato il Piano Dawes per porre l'economia tedesca sotto l'amministrazione controllata dalle banche anglosassoni[1].In tale contesto nel solo periodo 1924-26 Wall Street e la City di Londra, vale a dire National City Bank, Chase Manhattan Bank, Morgan Bank, Kuhn & Loeb Bank, Standard Oil dei Rockefeller, General Motors, Paul Warburg (tralasciando il fondamentale aiuto dei Rothschild, argomento che tratteremo separatamente più avanti), trasferirono all'economia tedesca ben 975 milioni di dollari, dei quali 170 vennero destinati alla creazione di tre grandi cartelli[2]: Vereinigte Stahlwerke (acciaio); IG-Farben (chimica), guidata dalla potente famiglia ebraica dei Warburg, che, da sola, nel 1938 controllava in Germania ben 380 imprese; AEG (settore elettrico). Nel 1939 le prime due assicureranno dal 50 al 95% della produzione bellica tedesca nei rispettivi settori di produzione, mentre l'AEG (omologa tedesca della General Electric americana) fornirà la parte elettromeccanica. Adolf Hitler, per la sua ascesa al potere, riceverà dalla Pilgrims' Society solamente tra il 1929 e il 1933, 32 milioni di dollari[3]. Non è assolutamente superfluo ricordare inoltre l'accreditamento concesso dalla Gran Bretagna alla Germania di 6 milioni di sterline in riserve d'oro ceche depositate a Londra al momento dell'invasione della Cecoslovacchia nel Marzo 1939. La motivazione addotta dal governo britannico (Maggio 1939) fu «di non dare potere dare ordini alla Banca d'Inghilterra»[4] (sic). Più complesso il problema delle fabbriche di armi e dell'addestramento delle truppe: non tutto poteva essere fatto alla luce del sole; il gioco, per riuscire, non doveva naturalmente essere troppo scoperto, e solo a pochissimi era dato di conoscerlo fino in fondo. Ora, sul suolo tedesco vi erano commissioni interalleate per il controllo del rispetto delle clausole contro il riarmo contenute nel trattato di Versailles. Per eluderle si ricorse, fin dal 1922 – e cioè ben prima dell'ascesa al potere di Hitler – alla complicità della Russia comunista[5]. La collaborazione fra imprese americane e tedesche si fece strettissima al punto che Standard Oil e General Motors – per citare un esempio – misero a disposizione della IG-Farben nel 1917 i loro laboratori del New Jersey e del Texas per la fabbricazione di gas ad uso militare[6]. La Bendix Aviation, controllata dalla Banca Morgan, fornì attraverso la Siemens, tutti i sistemi di pilotaggio e quadri di bordo degli aerei tedeschi, e ciò fino al 194o[7]. Londra dal canto suo, nel solo periodo 1934-35, inviò in Germania 12 mila motori d'aereo ultramoderni, mentre la Luftwaffe riceveva mensilmente da Washington equipaggiamenti e accessori sufficienti per 100 aerei[8]. Le due principali fabbriche di blindati e di carri vennero realizzate dalla Opel, filiale della General Motors, mentre l'ITT, che attraverso il cartello AEG controllava tutte le telecomunicazioni tedesche, cesserà di lavorare per gli armamenti del Reich solo nel 1944. La geografia dei bombardamenti angloamericani che, nel 1944-45 rasero al suolo Dresda e Colonia, è istruttiva a più di un titolo: in quasi nessun caso i settori dove sorgevano le fabbriche a capitale angloamericano subirono rilevanti danni. Uno studio interalleato stabilirà che le perdite in macchinari dell'industria tedesca non superavano, all'inizio del 1946, il 12% del potenziale del Reich[9]. Nessuno può attribuire questo dato a fortuite coincidenze. Le commissioni di controllo del trattato di Versailles non vedevano nulla: e come potevano vedere il principale poligono di tiro in cui si addestravano gli artiglieri tedeschi, se esso era sito a Luga, nei pressi di Leningrado? O se i carristi delle Panzer-Divisionen imparavano a pilotare i loro blindati, fabbricati dalla Krupp e dalla Rheinmetall, in territorio russo, a Katorg presso Mosca?[10] Tutti gli aviatori tedeschi che combatterono sui fronti di guerra fra il 1939 e il 1942 vennero formati sui campi di Lipetsk, Saratov e della Crimea[11]. Il Trattato di Rapallo in fondo sancì questa semplice verità: senza Stalin, Hitler non sarebbe stato possibile, né Stalin senza Hitler. Washington e Londra dirigevano... Il denaro, i finanziamenti, provenivano infatti da un'unica fonte, come scrisse uno storico delle società superiori del potere, il professor Carroll Quigley, trattando di quel periodo: «[Si trattava] nientemeno che di creare un sistema mondiale di controllo finanziario in mani private, in grado di dominare il sistema politico di ciascun paese e l'economia mondiale»[12]. Perno delle manovre dell'Alta Finanza in Germania non fu certo Hitler, ma il banchiere protestante e frammassone Hjalmar Horace Greeley Schacht[13], la cui famiglia era originaria della Danimarca. Nato a New York alla fine della Prima Guerra Mondiale, Schacht si associò ad una delle tre maggiori banche tedesche: la Darmstädler Bank, guidata da quel Jacob Goldschmidt che avrebbe successivamente favorito la sua nomina, avvenuta il 17 Marzo 1933, alla guida della Reichsbank. Ministro delle Finanze del Reich, legato al Movimento Paneuropeo di Coudenhove-Kalergi e agli ambienti di Wall Street e della City (in particolare al banchiere Norman Montagu), governatore della Banca d'Inghilterra, discendente di una famiglia di banchieri e membro della Pilgrims[14], nel Settembre 1930 Schacht si imbarca per gli USA, dove in forma privata incontra i capi dell'Alta Finanza anglosassone. Schacht ritornerà quindi negli USA nel 1933 per ottenere da Roosevelt la garanzia della neutralità USA in caso di riarmo della Germania. Ma allora ci si potrebbe chiedere come fu possibile il successivo rovesciamento delle posizioni? Avvenne lo stesso gioco del 1914, quando le élites angloamericane erano germanofile, ma contemporaneamente firmavano un accordo segreto con la Francia in senso contrario. Infatti, solo nel 1938 le principali concentrazioni della City (dirette dagli ebrei tedeschi Baring, Schroeder, Goschen, Kleinwort, Erlanger, Seligman, Japhet, Rothschild) diventeranno avversarie di Hitler, quando egli farà arrestare uno di loro, chiedendo un forte riscatto per la sua liberazione (si trattava di Louis de Rothschild) [15]. I tempi erano evidentemente maturi per il massone del 33° grado Franklin Delano Roosevelt e il suo entourage di consiglieri, tutti membri della Pilgrims' Society e della Round Table, che affrettarono i preparativi per la guerra[16]. Essa, infatti, si può dire inizi il 7 Novembre 1938, quando, a Parigi, il giovane ebreo Grynspan, assassina il terzo segretario dell'ambasciata tedesca. Il 9 e il 10 Novembre scatta la rappresaglia in Germania; Roosevelt richiama il suo ambasciatore a Berlino, annuncia la costruzione di 24 mila aerei da combattimento[17], chiede agli americani di boicottare i prodotti tedeschi e fa pressione sull'Inghilterra attraverso il Pilgrim Joseph Kennedy, affinché rinunci alla politica di conciliazione con la Germania. Ultima operazione: poiché la popolazione americana è ostile all'ingresso in guerra a fianco degli alleati, si dovrà attendere il 7 Dicembre 1941, l'attacco aeronavale nipponico alla base USA di Pearl Harbour, che, per il gioco di alleanze tra le potenze dell'Asse, consentirà agli Alleati di dichiarare guerra alla Germania. Quando nel 1939 scoppiò la Seconda Guerra Mondiale il motore occulto della politica statunitense CFR (Council on Foreign Relations) valutò attentamente le possibili conseguenze per gli interessi economici americani di una vittoria sull'Asse. «Nell'estate del 1940 il CFR, sotto la guida del Gruppo Economico-Finanziario, cominciò una vasta ricerca per rispondere a questa domanda. Il mondo fu diviso in blocchi, e per ogni area si calcolò la locazione, la produzione e il trasporto di ogni materia prima e di ogni materiale industriale importante. Poi, usando le cifre dell'import-export, si calcolò il grado di autosufficienza di ognuna delle aree considerate: l'Emisfero occidentale (cioè le due Americhe), l'Impero Britannico, l'Europa Continentale, l'Area del Pacifico [...]. Risultò che l'autosufficienza di un'Europa Continentale dominata dalla Germania sarebbe stata molto più alta di quella delle due Americhe insieme.» Similmente, il Consiglio per le Relazioni Estere comprese che, con l'occupazione della Cina, «il Giappone era una potenza espansiva che minacciava i piani del CFR.»[18] Mentre già nel 1937 il Pilgrims arcivescovo anglicano di York, William Temple, figlio dell'arcivescovo di Canterbury, dichiarava: «Potrebbe essere necessario che si addivenga ad una nuova terribile guerra per ristabilire l'autorità della Società delle Nazioni; potrebbe accadere che la generazione attuale e le future siano decimate, sacrificate, affinché la Lega di Ginevra ne esca riaffermata, come l'ultima guerra fu indispensabile alla sua creazione»[19]. L'ambasciatore polacco a Washington, come George Potocki, riferendo su un colloquio avuto col Pilgrims William Bullitt, allora ambasciatore americano a Parigi, ma soprattutto agente della potente banca ebraica di New York Kuhn & Loeb, nonché 32° grado del Rito Scozzese e membro del CFR, scriveva in data 19 Novembre 1939 che «[...] la guerra durerà almeno sei anni e terminerà con un disastro completo in Europa e col trionfo del comunismo»[20]. E la guerra inizia con l'aggressione alla Polonia cristiana da parte dei due socialismi, tedesco e russo. Era l'ultimo cristiano del vecchio ordine, che doveva soccombere e seguire le vicende del resto dell'Occidente. Di Bullitt parla anche James Vincent Forrestal, banchiere di Wall Street, Sottosegretario al Ministero della Marina sotto Roosevelt e successivamente Ministro della Difesa americano con Truman, che, nel suo diario, il giorno 27 Dicembre 1945 riferisce sul colloquio avuto con Joseph Kennedy (padre del futuro Presidente degli Stati Uniti morto ammazzato), ex ambasciatore americano a Londra fra il 1937 e il 1940 e membro – anch'egli – della Pilgrims' Society: «Giocavo ieri a golf con Joe Kennedy. Gli chiedevo dei suoi colloqui con Roosevelt e Neville Chamberlain del 1938. Mi diceva che la posizione britannica del 1938 era di non rischiare una guerra con Hitler giacché non aveva nessun mezzo per combatterla. Il punto di vista di Kennedy: Hitler avrebbe combattuto contro la Russia senza entrare poi in conflitto con l'Inghilterra se Bullitt non avesse spinto Roosevelt a umiliare i tedeschi per via della Polonia; né i francesi, né i britannici avrebbero fatto della Polonia un casus belli, se non fossero stati continuamente incitati da Washington. Bullitt, così diceva, faceva continuamente credere a Roosevelt che i tedeschi non avrebbero combattuto, Kennedy stesso sosteneva la tesi che avrebbero combattuto e sopraffatto l'Europa, Chamberlain, così diceva, dichiarò che l'America e l'ebraismo mondiale avevano obbligato l'Inghilterra alla guerra»[21]. Il massone Winston Churchill – affiliato alla Pilgrims, e perciò egli stesso perfettamente allineato alle posizioni interventiste di Bullitt – forniva nelle sue memorie sulla Seconda Guerra Mondiale la ragione «storica» della necessità della guerra contro la Germania da parte dei popoli anglosassoni: «Per quattrocento anni la politica estera dell'Inghilterra è stata di opporsi alla più forte, più aggressiva Potenza del continente, e di evitare che i Paesi Bassi cadessero in suo potere [...]. Occorre osservare come la politica inglese non consideri affatto l'identità della nazione che aspira al dominio dell'Europa, non faccia questione se si tratti della Spagna, della Francia monarchica, della Francia imperiale, dell'Impero Alemanno o della Germania di Hitler. Questa linea di condotta non è in rapporto coi governanti delle nazioni, ma è soltanto diretta contro il tiranno più forte o capace di prepotenze maggiori»[22]. Altre forze, tuttavia, attive a fianco della Pilgrims, già nel 1938 avevano preavvertito sul possibile esito della guerra: «[...] E il trio dei non ariani intonerà come un Requiem un miscuglio di Marsigliese, del God save the Queene dell'Internazionale, terminando con un gran finale, aggressivo, animoso e militante, con l'inno ebraico “EILI, EILI”»[23]. Alla fine del 1940 si radunarono a New York 18 personalità, tutte appartenenti alla Pilgrims' Society, per stendere un programma di «educazione» degli americani in vista della guerra: i vari banchieri – tutti membri della stessa società – Morgan, Warburg, Lamont e il B'nai B'rith (società segreta massonica esclusiva per soli ebrei) Lehman finanziarono con milioni di dollari la propaganda al fine di convincere il popolo americano ad abbandonare la neutralità. Infine il 14 Agosto 1941, prima che gli USA entrassero in guerra, venne firmata da Franklin D. Roosevelt e Winston Churchill la «Carta Atlantica», prefigurazione dell'ONU, in cui si stabilivano gli scopi della guerra. E poiché Hitler evitava accuratamente tutto ciò che potesse urtare o provocare gli americani[24], la Pilgrims agì attraverso il Giappone, mediante una provocazione ben orchestrata. Nel 1940 disconosceva il trattato di commercio col Giappone, ponendo l'embargo su benzina avio, ferramenta, macchine utensili e sui prodotti provenienti dalle Filippine. Il 25 Luglio 1941 i beni nipponici in USA, come misura di ritorsione per l'occupazione dell'Indocina, venivano congelati[25]. Il Giappone provò a trattare. Gli USA risposero di voler sgelare i beni a condizione che il Giappone si ritirasse dall'Asia e rinnegasse il Tripartito: o battersi o capitolare, in buona sostanza.Scriveva il «falco» H. L. Stimson nel suo diario il 25 Novembre 1941, il giorno che precedette l'ultimatum USA al Giappone: «La domanda era come noi avremmo dovuto manovrarli [i giapponesi] in modo che sparassero il primo colpo». Henry Lewis Stimson (1867-1950), Segretario americano alla Guerra sia nella Prima che nella Seconda Guerra Mondiale, affiliato fin dal 1888 alla società superiore dell'area del potere dell'Ordine (nota anche come già affermato in precedenza «Skull and Bones»), membro di spicco del CFR, fu attivo in alti incarichi governativi nel mandato di ben sei presidenti americani. Egli si servì di tali incarichi per promuovere gli scopi dell'Ordine di Yale e assicurarne la presenza nei governi americani successivi attraverso personaggi che egli provvide ad introdurre in quel ristretto cenacolo, come Harvey Hollister Bundy, uomo chiave del «Progetto Manhattan» per la fabbricazione dell'arma nucleare, suo figlio McGeorge Bundy (CFR) e, nel 1948, George H. W. Bush – iniziato all'Ordine dallo stesso Stimson[26] – che fissarono la politica americana fino praticamente ai nostri giorni. Dato da non sottovalutare è che anche l'attuale Presidente Bush è membro della Skull and Bones, così come il suo concorrente alla Casa Bianca nelle ultime elezioni, ovverossia John Kerry, fatto questo che ha dell'incredibile e che fa emergere con nuda chiarezza il potere che questa confraternita possiede negli States. Nelle sue memorie Stimson riporta che si accusava Roosevelt e i suoi consiglieri di avere «complottato quest'affare [Pearl Harbour; Nda] [per qualche] ragione impenetrabile e abominevole». E prosegue: «[...] L'importanza dell'attacco a Pearl Harbour non risiedeva nella vittoria tattica riportata dai giapponesi, ma nel semplice fatto che l'esitazione e l'inazione USA diventavano impossibili. Non si sarebbe meglio potuto agire per stimolare gli americani. Allorché giungevano le prime notizie dell'attacco del Giappone contro di noi, provavo un primo sentimento di sollievo al pensiero che l'indecisione si era dissolta e che la crisi, come si era prodotta, avrebbe unito tutto il nostro popolo»[27]. Dopo Pearl Harbour la stampa pone strane questioni: come si è fatta sorprendere a Pearl Harbour la flotta USA se i servizi segreti americani leggevano a libro aperto i messaggi in codice giapponesi come dimostrato nel film Wind Walkers? Ma non solo il codice di comunicazione diplomatico a Tokyo e le ambasciate era noto agli americani, ma anche quello adottato nei dispacci della Marina da guerra giapponese. Ciò è stato recentemente portato a conoscenza da Robert B. Stinnett, un veterano della Marina americana che combatté nella Seconda Guerra Mondiale, sulla base di numerosi documenti ufficiali declassificati in virtù di una legge americana sulla libertà d'informazione[28], il Freedom of Information Act – FOIA. Le prove oggi sono abbondanti: un attacco a sorpresa a Pearl Harbour era impossibile. La guerra, lunga e atroce, si conclude negli immani bagliori della bomba all'uranio di Hiroshima del 6 Agosto 1945 e di quella al plutonio di Nagasaki del successivo 9 Agosto; bombe che il responsabile della Difesa giapponese Fumio Kyuma ha recentemente giustificato con questo pretesto: «Era inevitabile». Il Corriere della Sera, che ne da notizia qualche mese fa, aggiunge che, dopo questa affermazione, il Ministro Kyuma è stato travolto dalle critiche e costretto alle dimissioni, al suo posto gli subentrò il Ministro donna Yuriko Koike Era stato ancora Stimson a raccomandare lo sgancio della bomba atomica in Giappone[29]. Il 25 Luglio di quell'anno l'israelita Harry Truman, Presidente burattino degli Stati Uniti, che nell'Ottobre successivo sarebbe stato elevato al 33° grado del Rito Scozzese Antico Accettato della Massoneria, nel suo diario riportava: «Abbiamo scoperto la bomba più terribile della storia umana. Può essere la distruzione di fuoco profetizzata nell'epoca della Valle dell'Eufrate, dopo Noè e la sua arca favolosa. Quest'arma va usata contro il Giappone fra oggi e il 10 Agosto... È certamente cosa buona per il mondo che la cricca di Hitler o di Stalin non abbia scoperto la bomba atomica. Pare essere la cosa più terribile mai scoperta, ma se ne può fare un ottimo uso»[30]. Diciotto mesi più tardi Truman, ritornando sull'argomento, conveniva: «Ai Giapponesi venne fatto pervenire un leale avvertimento e furono offerti dei termini, che alla fine essi accettarono, ben prima della caduta della bomba»[31]. Little Boy e Fat Man, questi i nomi dei due ordigni, piovvero così fatalmente sul Giappone. La spiegazione ufficiale del bombardamento atomico, sempre sostenuta dagli Stati Uniti, fu che senza uno schock nucleare il Giappone non avrebbe mai accettato la resa incondizionata e il ridimensionamento della figura dell'Imperatore: la guerra si sarebbe così trascinata per anni ancora, soprattutto nelle isole del Pacifico, con gravissime perdite in termini economici e di vite umane. Le cose non sembrano tuttavia così semplici, e altre spiegazioni si sovrappongono, a sessant'anni di distanza, alla tesi ufficiale. Fra queste quella che segue, apparsa sulla rivista del British Israel: «Il bombardiere B-29 che sganciò la prima bomba atomica si chiamava “Enola Gay”. [Nome che] conteneva un messaggio criptico, per via non solo del 29, numero dell'attesa del Giudizio, ma, se leggiamo il nome alla rovescia, come si legge in ebraico, abbiamo Ya. G Alone, che significava “Yahweh God Alone”. Questo è l'esatto messaggio che Elia pronunziò scandendolo ai profeti di Baal prima che il fuoco cadesse sul Monte Carmelo. [...] L'angelo della morte in verità segnò i nemici del popolo servo di Dio in quel giorno del destino sopra il Giappone»[32].Il bilancio: 60 mila morti ad Hiroshima, 100 mila a Nagasaki[33] – una città, quest'ultima, posta sul 33° parallelo, strategicamente poco significativa, ma con il massimo numero di giapponesi convertiti al cattolicesimo. Quasi 200 mila altre vittime, per gli effetti ritardati della contaminazione radioattiva, andarono ad aggiungersi negli anni successivi. Il nonno di Bush decorato dai nazionalsocialisti Nel 1937 Adolf Hitler istituì l'ordine dell'Aquila Tedesca per decorare gli «stranieri meritevoli». Uno degli americani decorati fu il nonno dell'attuale Presidente USA: il Senatore Prescott Sh. Bush. La motivazione: avere fortemente finanziato, con la sua banca, il NDSAP, il partito nazionalsocialista.Il certificato di conferimento dell'onoreficenza è firmato da Hitler e dal suo segretario di Stato Otto Meissner, e datato 7 Marzo 1938. Il tutto è conservato negli archivi del Dipartimento della Giustizia USA, insieme a un'ingiunzione delle autorità americane a nonno Bush, datata 1942, a cedere le azioni di una banca legata al Terzo Reich. È una storia istruttiva. Nato nel 1885 e scomparso nel 1972, Prescott Bush è stato membro della Skull and Bones, la società segreta di Yale, necessario trampolino per l'accesso ai «salotti buoni» e occulti dell'America che conta. L'ascesa di Prescott Bush in questi ambienti avviene di colpo nel 1926, quando sposa Dorothy, figlia del banchiere George Herbert Walzer. Il suocero lo introduce nella finanziaria («banca privata e d'investimento») W. A. Harriman & Co., della nota famiglia Harriman; Prescott non entra dalla porta di servizio. È Assunto fin dal primo giorno come vice-presidente. La ditta cambiò presto nome in Brown Brothers Harriman, e crebbe fino a diventare la prima banca d'affari del pianeta. Nonno Prescott crebbe con lei, fino a dirigere e guidare come azionista principale una consociata, la Union Banking Corporation (UBC). Averell Harriman in persona[33] aveva fondato la UBC nel 1924 come per stringere un'alleanza d'affari con i Thyssen, la famiglia di industriali tedeschi dell'acciaio che finanziava Hitler fin dagli anni '20. Una banca dei Thyssen, la Bank voor Handel en Scheepvaart, usò la UBC come prestanome per varie attività e imprese che controllava negli USA, ma in cui non voleva apparire; c'è il fondato sospetto che questi affari fossero condotti a nome di, e a vantaggio di, alcuni dei più alti gerarchi, Goebbels, Goering e Himmler. Nell'alleanza di affari, gli Harriman e Prescott Bush (che era direttore esecutivo della UBC) ebbero strette e cordiali relazioni anche con Friedrich Flick, un altro magnate tedesco dell'acciaio che sarebbe stato poi condannato a Norimberga. Le varie ditte che facevano capo ad Harriman, a Bush e ai Thyssen condividevano un unico lussuoso ufficio a Broadway, New York. Gli affari del Terzo Reich proseguirono quasi per un anno dopo che gli USA erano scesi in guerra contro la Germania. E non furono Bush e Harriman a mettere fine al business, ma lo Stato americano. Il 31 Luglio 1941 il WashingtonPost pubblicava un articolo dal titolo Hitler's Angel has $ 3 million in USBank. L'angelo era Fritz Thyssen, e la banca in questione era la UBC. Ma il giornale non faceva i nomi di Bush e Harriman: intoccabili come sempre. In seguito all'articolo, Harriman e Bush si affrettarono a nascondere i loro affari coi nazionalsocialisti in un insieme di scatole finanziarie, in modo da celarne la reale proprietà. Solo il 20 Ottobre 1942 il Congresso, in base al «Trading with the Enemy Act», sequestrò gli attivi della Union Banking Corporation, che furono poi liquidati: gli atti relativi descrivevano Bush e Harriman come «nominees», ossia prestanome del vero azionista di maggioranza, Thyssen. L'ordine di sequestro numero 248, firmato dall'Alien Property Custodian Leo T. Crowley è ancora negli archivi federali. La decorazione nazista di nonno Bush era dunque ben meritata. Tuttavia era solo una decorazione di terza classe. Un altro americano ricevette l'Aquila Tedesca di prima classe (una stella da appuntare al petto): Thomas Watson. Chi era costui? Thomas Watson (1874-1952) è il fondatore della International Business Machines, ossia della IBM. Allora, i computer erano di là da venire. Ma Watson, nel 1937, fornì ai nazionalsocialisti un enorme sistema di macchine contabili IBM a scheda perforata che servirono ai censimenti, alla contabilità e ad altre operazioni del regime, fra cui la schedatura di ebrei, comunisti e sospetti avversari interni da parte della Gestapo. Attraverso la sua sussidiaria tedesca Dehomag, la IBM continuò a fornire i suoi servizi ai tedeschi fino al 1945, riuscendo a far arrivare le parti di ricambio dei macchinari attraverso la Svizzera. Dopo la guerra, Watson si giustificò con questo argomento: le leggi nazionalsocialiste non gli avevano consentito di esportare i propri profitti guadagnati dalla Dehomag-IBM tedesca, se non a prezzo di «tassazioni confiscatorie». I profitti dovevano essere spesi in Germania; sicché Watson «non aveva avuto altra scelta» che reinvestire tutto nella Dehomag e farla sempre più grande e prospera. Il Congresso capì. Il terzo americano decorato dai nazisti è il più celebre: Charles A. Lindbergh. Il primo a trasvolare l'Atlantico nel 1927. Dopo il rapimento del figlioletto da parte di gangster in USA (il bimbo fu ucciso), Lindbergh si stabilì in Europa, di cui era innamorato. In Francia collaborò agli esperimenti di Alexis Carrel, Nobel per la medicina e grande medico. L'uno e l'altro finirono per simpatizzare con le dittature di destra europee. Le circostanze della sua decorazione vanno sottolineate: fu l'ambasciatore americano in Germania, Hugh Wilson, a invitare il celebre Lindbergh a una cena ufficiale, a cui aveva invitato anche Hermann Goering e Milly Messersmitt. In quell'occasione, Goering gli consegnò la medaglia Aquila Tedesca per i suoi meriti di aviatore. Questa volta, la decorazione provocò un grido di scandalo nella stampa americana: Lindberg fu bollato di filo-nazista, e gli fu richiesto pubblicamente di riconsegnarla ai tedeschi. Rifiutò dicendo che sarebbe stato «un insulto gratuito» alla Germania. Fu subissato di critiche. Appena la guerra scoppiò, Lindbergh tornò – vero patriota – negli Stati Uniti. Nessun giornale americano ha mai rimproverato a Watson dell'IBM, né a Prescott Bush, le decorazioni naziste. Erano intoccabili del salotto buono. Lindbergh no. Un'ulteriore prova che la famiglia Bush gode di cotanta potenza grazie all'opera caritatevole svolta da nonno Prescott in tempi non più sospetti. È imbarazzante venire a conoscenza di tali questioni e poi aprire il giornale e leggere le ultime parole del Presidente George W. Bush, che in visita ufficiale in Israele, durante la cerimoniale visita al Museo dell'Olocausto Yad Vashem di Gerusalemme, ha dichiarato: «Dovevamo bombardare Auschwitz». Ecco questo piccolo stupido uomo, stupratore, pedofilo, pluriomicida e criminale di guerra, affermare che «c'erano anche le foto delle ferrovie che portavano ai campi», che mentre le guardava con i suoi collaboratori hanno «discusso del perché non le bombardammo». Ha confermato che gli Alleati avevano scattato foto aeree dei campi. Questo spietato signore del male, che il Corriere della Sera[34] e tutti gli altri mezzi di informazione raccontano «in lacrime» mentre per la prima volta ammette – nessun Presidente USA l'aveva mai fatto prima – che è stato un errore non bombardare i campi di sterminio, giudica praticamente dei perfetti coglioni tutti coloro che sono in possesso delle informazioni che sono elencate in questo articolo. Informazioni di dominio pubblico che la maggior parte della gente non conosce, tuttavia; mia madre, ad esempio, va verso i 50 anni, è polacca, ed è figlia di una donna che durante la guerra si è dovuta nascondere nei boschi, eppure quando le racconto queste cose dice che non le aveva mai sentite prima. «Ebrei e americani che finanziano i nazisti? Ma figurati, no a questo non ci credo!» è stata la prima risposta che mi ha dato quando le ho spiegato la questione. Ora che le ho spiegato la situazione, coadiuvato dalle prove che anche qui ho presentato, anche lei è sconcertata dalle parole di questo povero bugiardo cronico di nome Bush. Come potevano attaccare i campi di sterminio se questi erano di proprietà della famiglia Rothschild e tutti quanti nell'Alta Finanza vi avevano dei grossi interessi in ballo, compreso quell'infame di suo nonno? Naturalmente bombardando i campi avrebbero ucciso in un sol colpo tutti i reclusi, ma lo scrittore Premio Nobel per la Pace Elie Wiesel, sopravvissuto alla Shoah racconta: «Ogni volta che i miei amici e io sentivamo gli aerei alleati sopra le nostre teste ci auguravamo che le bombe cadessero. Sarebbe stata una morte preferibile alle camere a gas» e comunque – come sottolinea lo stesso Wiesel – «gli Alleati avevano altre alternative». Quali? Sempre Wiesel ci fornisce la risposta: «Bombardare i binari delle ferrovie dirette ad Auschwitz», questo atto avrebbe «salvato la vita di migliaia e migliaia di ebrei ungheresi, gli ultimi spediti nel lager quando tutto il mondo ne conosceva gli orrori»[35], e, continua lo storico Richard Breitman, direttore del Centro Studi sul Genocidio del Museo USA sull'Olocausto e autore di numerosi libri, tra cui Il Silenzio degli Alleati, sulle responsabilità morali inglesi e americane nel mancato soccorso agli ebrei «sarebbe servito a trasmettere al mondo due messaggi: di appoggio alle vittime e denuncia del genocidio», anche se «non sarebbe servito a fermare l'Olocausto: i nazisti avrebbero – secondo lo storico – trovato altri modi di eliminarli»[36]. Quando sei a conoscenza di certe cose la vita non è più come prima. Se per esempio non sapessi che nonno Bush e company hanno finanziato e armato Hitler, e contribuito allo sterminio di tantissime persone in dei lager di tortura e morte, avrei appreso la notizia con buon stupore e magari mi sarebbe scappato un «che bravo». Certamente non sarei un gran sostenitore della politica di Bush ante e post 11 Settembre, però quest'uscita sorprendente gli avrebbe fatto prendere dei bei punti a Bush. Invece io queste cose le so. E sapendo non posso fare altro che incazzarmi come una bestia. Perché so che suo nonno è colui che attraverso i suoi intrallazzi coi nazisti ha creato una fortuna che ha portato a due presidenti, un boss della CIA, a due criminali di guerra incalliti del quale uno, il suo nipotino, ha contribuito all'attacco dell'11 Settembre. Se «l'ignoranza è forza» preferisco essere la persona più debole della terra. Sarò sempre concorde con l'idea di John Adams: «Non può esserci libertà senza una conoscenza diffusa tra il popolo, che ha il diritto e il desiderio di conoscere; ma oltre a ciò, esso ha il diritto, un diritto indiscusso, inalienabile, inoppugnabile, per non dire divino, ad avere quel tipo di conoscenza che più è temuta e invidiata, ossia la conoscenza del carattere e della condotta dei suoi governanti». Amen. Ho volutamente lasciato per ultimo il pezzo che riguarda il coinvolgimento dei Rothschild nella vicenda dei finanziamenti illeciti a Hitler. Questo perché i Rothschild sono probabilmente la famiglia ebrea (almeno di origine) più ricca del mondo: i loro possedimenti sono infiniti e le loro proprietà finanziarie inimmaginabili. Essi sono altresì considerati unanimemente dai «folli teorici del complotto» come i cospiratori capi, ossia quelli, tra gli Illuminati che vogliono un governo mondiale e popolazione dotata di microchip-GPS, i più potenti. Va detto, prima di iniziare a trattare specificamente l'argomento, che gli ebrei (soprattutto se sionisti) di tutto il mondo, considerano i Rothschild degli idoli che hanno fatto tutto il bene del «popolo eletto». Ovviamente questi ebrei sono stati condizionati da una dottrina da psicopolizia a credere a tali menzogne. Lo stato dei Rothschild La Seconda Guerra Mondiale fu incredibilmente produttiva per il piano del controllo globale elaborato dagli Illuminati. Essa portò a un proliferare di istituzioni mondiali centralizzate, come le Nazioni Unite e la Comunità Europea, oggi Unione, e a molte altre nei settori della finanza, dell'industria e del militare. Esattamente quello che essi si erano prefissati. Essa travolse anche i vari paesi con un enorme carico di debiti accumulati attraverso i prestiti concessi a tutti gli schieramenti dai Rothschild e dagli Illuminati. I Rothschild coltivavano da lungo tempo il piano di creare un feudo personale per se stessi e per gli Illuminati in Palestina, e tale piano prevedeva la manipolazione del popolo ebreo affinché esso occupasse quei territori ritenendoli la propria “patria”. Charles Taze Russell, della stirpe dei Russell, fu l'uomo che fondò la Società della Torre di Guardia, meglio nota come Testimoni di Geova. Secondo la moglie egli era un satanista e un pedofilo. La sua nuova “religione” (culto del controllo mentale) venne finanziata dai Rothschild, con cui aveva anche amici in comune, come i fondatori della Chiesa mormona, anch'essi finanziati dai Rothschild attraverso la Kuhn Loeb & Company. Russell e i fondatori dei Mormoni erano tutti massoni e probabilmente – come affermano molti studiosi – appartenevano alla stirpe merovingia. Nel 1880 Charles Taze Russell, questo amico dei Rothschild, predisse che gli ebrei sarebbero ritornati nella “loro” patria in Palestina. Poi, nel 1917, ci fu la famosa Dichiarazione Balfour, con la quale il Ministro degli Esteri britannico Balfour affermava per conto del suo governo di appoggiare la creazione di una nazione ebrea in Palestina. Ora, quando si sente questa espressione, la «Dichiarazione Balfour» si ha l'impressione che si tratti di un pubblico annuncio. Ma non è così. La Dichiarazione Balfour fu una lettera inviata da Lord Balfour a... Lord Lionel Walter Rothschild. Gli studiosi sostengono che la lettera in realtà sia stata scritta da Lord Rothschild e dal suo discendente, il banchiere Alfred Milner. Ora aprire bene le orecchie. Una delle più importanti società segrete del XX secolo si chiama Tavola Rotonda (Round Table). Essa ha sede in Gran Bretagna e Stati Uniti con filiali sparse in tutto il mondo. È la Tavola Rotonda che ha orchestrato e orchestra la rete di società segrete formata dal Gruppo Bilderberg, del Consiglio sulle Relazioni Estere (CFR), della Commissione Trilaterale, e dell'Istituto Reale degli Affari Internazionali (RIIA, l'omologo britannico del CFR americano). Non sorprende allora che Lord Balfour appartenesse alla cerchia ristretta della Tavola Rotonda, che Alfred Milner sia stato capo ufficiale della Tavola Rotonda dopo la morte di Cecil Rhodes e che la Tavola Rotonda sia stata finanziata da... Lord Lionel Walter Rothschild. Questi tre furono coinvolti direttamente nella Dichiarazione Balfour del 1917. Due anni dopo, nel 1919, ci fu la Conferenza di pace di Versailles, vicino a Parigi, a cui prese parte l'élite della Tavola Rotonda proveniente dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti; erano presenti persone come Alfred Milner, Edward Mandel House e Bernard Baruch, che furono inviate a rappresentare i propri paesi all'incontro che avrebbe deciso l'assetto del mondo sulla base degli esiti di una guerra architettata da quelle stesse persone. Essi decisero di imporre alla Germania delle riparazioni impossibili da pagare, assicurandosi così il crollo della Repubblica di Weimar tra un incredibile crisi economica. Ciò creò le circostanze che portarono al potere Hitler. Fu durante il soggiorno parigino che questi membri della Tavola Rotonda degli Illuminati si incontrarono all'Hotel Majestic per gettare le fondamenta di quel processo che avrebbe portato alla creazione della rete formata dal Gruppo Bilderberg, dal CFR, dal RIIA o Chatam House e dalla Commissione Trilaterale. A Versailles decisero anche di appoggiare la nascita di uno stato ebraico in Palestina. Come viene dimostrato in diversi libri di David Icke e altri, ognuna di queste persone o apparteneva alla famiglia dei Rothschild o ne era controllata. Il Presidente americano Woodrow Wilson fu “consigliato” a Versailles dal colonnello House e da Bernard Baruch, entrambi cloni dei Rothschild e dirigenti della Tavola Rotonda negli Stati Uniti; il Primo Ministro britannico, Lloyd George, era “consigliato” da Alfred Milner, uomo dei Rothschild e dirigente della Tavola Rotonda e da Sir Philip Sasson, un diretto discendente di Mayer Amschel Rothschild, il fondatore della dinastia; il Primo Ministro francese Georges Clemenceau era “consigliato” dal suo Ministro degli Interni Georges Mandel, il cui vero nome era Jeroboam Rothschild. Chi pensate che fu a prendere le decisioni? Ma la cosa non si fermò qui. Nella delegazione americana c'erano anche i fratelli Dulles, John Foster Dulles, che sarebbe poi diventato Segretario di Stato statunitense, e Allen Dulles, che sarebbe diventato il primo capo della CIA, dopo la Seconda Guerra Mondiale. I fratelli Dulles sarebbero divenuti in seguito – come già visto – sostenitori di Hitler. Essi furono ingaggiati dai Rothschild presso la Kuhn Loeb & Company e furono anche coinvolti con ogni probabilità nell'assassinio di JFK. Allen Dulles fece parte della Commissione Warren che “investigò” su quell'assassinio. La delegazione americana a Versailles fu rappresentata da Paul Warburg della Kuhn & Loeb, controllato dai Rothschild, e dalla filiale americana della IG Farben, mentre nella delegazione tedesca era presente suo fratello Max Warburg, che sarebbe poi diventato il banchiere di Hitler! Ad ospitarli in Francia durante la Conferenza di “pace” fu... il barone Edmond de Rothschild, colui che all'epoca esercitava le pressioni più forti per la creazione di una nazione ebraica in Palestina. I Rothschild sono sempre stati la vera forza che sta dietro al Movimento Sionista. Sionismo deriva da Sion, che significa «sole», e da qui deriva anche il nome della setta segreta élitaria che sta dietro alla stirpe merovingia, il Monastero di Sion. Al contrario di quanto pensa la maggior parte della gente, il sionismo non coincide con il popolo ebraico. Molti ebrei non sono sionisti, mentre molti sionisti non sono ebrei. Il sionismo è un movimento politico, non una razza. Dire che il sionismo coincide con il popolo ebreo è come dire che il Partito Democratico coincide con il popolo americano, o che il PDL coincide con il popolo italiano... Gli ebrei che si oppongono al sionismo, tuttavia, se la vedono molto brutta. Ora, dopo aver messo al governo dei vari paesi, grazie a una sapiente opera di manipolazione, dei fantocci che sostenessero il loro piano di un feudo personale in Medio Oriente, i Rothschild cominciarono il processo dell'insediamento della popolazione ebraica in Palestina. Come sempre trattavano con disprezzo i propri simili. A questo rientra in scena il barone Edmond de Rothschild, il “Padre di Israele”, morto nel 1934, l'uomo che ospitò le delegazioni di “pace” di Versailles. Edmond apparteneva al ramo francese della famiglia, come Guy de Rothschild e il barone Philippe de Rothschild. Edmond, infatti, cominciò a trasportare gli ebrei in Palestina già nel 1880 (quando Charles Taze Russell esprimeva la sua previsione). Egli finanziò gli ebrei russi affinché dessero vita ad un insediamento in Palestina, ma ciò non aveva nulla a che fare con la loro libertà o con il diritto di nascita, ma rispondeva solo all'esigenza di promuovere un piano dei Rothschild e degli Illuminati. Edmond finanziò la creazione di fattorie e fabbriche e diresse tutta l'operazione con un pugno di ferro. Ai contadini ebrei venne detto cosa coltivare ed essi scoprirono presto che chi si ribellava ai suoi ordini veniva arrestato. Nel 1901 queste popolazioni ebraiche si lamentarono con i Rothschild della dittatura che vigeva nel loro insediamento o «Yishuv». Ecco come si espressero: «...se volete salvare l'Yishuv, prima mettete giù le mani da esso, e... per una volta concedete ai coloni la possibilità di correggere da soli ciò che deve essere corretto...». Ecco come rispose il barone Rothschild: «Io ho creato l'Yishuv, io solo. Perciò nessun uomo, né colono, né alcuna organizzazione, ha il diritto di interferire con i miei piani...». In una sola frase è racchiuso l'autentico atteggiamento dei Rothschild nei confronti del popolo ebreo e, in verità, di tutte le popolazioni del mondo. I Rothschild in realtà non sono ebrei, sono una stirpe che si nasconde dietro al popolo ebreo e lo usa come un paravento e come uno strumento per raggiungere determinati fini. Secondo il libro di Simon Shama, Two Rothschilds and the Land of Israel (Collins, Londra, 1978), i Rothschild acquistarono l'80% della terra di Israele. Edmond de Rothschild collaborò a stretto contatto con Theodore Herzl, che guarda caso fu il fondatore del sionismo, il movimento politico creato per assicurare agli ebrei una patria in Palestina. Rothschild manovrò anche Chaim Weizmann, un altro leader sionista. Come disse Rothschild a Weizmann: «Senza di me il sionismo non sarebbe mai nato, ma senza il sionismo la mia opera sarebbe morta sul nascere». Ora che i Rothschild avevano aumentato i loro finanziamenti agli insediamenti ebrei in Palestina, e ora che i loro agenti si erano infiltrati all'interno dei governi per sostenere il piano di uno stato dei Rothschild, scusate, degli ebrei, in Palestina, ci voleva un catalizzatore che annientasse le proteste arabe al momento della conquista del paese. A fornire quel catalizzatore ci pensò l'orrendo trattamento riservato agli ebrei in Germania e in altri paesi da essa conquistati, dai nazisti finanziati dai Rothschild e dalla cricca senza onore di cui abbiamo diffusamente parlato prima. L'ondata di disgusto provocata dai campi di concentramento nazisti impresse un impulso vitale, e alla fine, decisivo, ai piani dei Rothschild. Furono loro a finanziare organizzazioni terroriste ebraiche come la Banda Stern e gli Irgun, che diffusero i disordini e compirono le uccisioni che portarono poi alla nascita dello stato dei Rothschild (Israele) nel 1948. Questi gruppi terroristici, che massacrarono con pari ferocia membri del popolo ebraico, erano capeggiati dalle stesse persone che poi sarebbero diventate i capi del nuovo Israele... persone come Menachem Begin, David Ben Gurion, Ytzak Rabin e Ytzak Shamir. Furono queste bande sioniste controllate dai Rothschild che assassinarono il mediatore internazionale Conte Bernadotte, il 17 Settembre 1948, apparentemente perché era intenzionato a presentare una nuova risoluzione di divisione alle Nazioni Unite. Ma i Rothschild non si accontentarono di causare inimmaginabili sofferenze patite dagli ebrei durante il periodo nazista, essi li derubarono anche delle loro ricchezze al termine della guerra, proprio come si erano impadroniti delle ricchezze dei russi durante la rivoluzione da loro finanziata. David Icke scrive: «Nei primi mesi del 1998, durante un giro di conferenze da me tenuto in Sudafrica, conobbi Winnie Mandela che partecipò a una delle mie conferenze, in seguito ebbi un incontro riservato con P. W. Botha, presidente del Sudafrica negli anni Ottanta durante il periodo dell'apartheid. Egli mi invitò di punto in bianco, mentre tenevo una conferenza non lontano dalla casa in cui si era ritirato. Parlammo per un'ora e mezzo della manipolazione del Sudafrica e non passò molto che cominciarono a saltare fuori nomi come quelli di Henry Kissinger, Lord Carrington e i Rothschild. “Ebbi una strana esperienza con i Rothschild inglesi a Città del Capo, mentre ero presidente”, mi disse e si mise a raccontarmi una storia che dà un'idea perfetta di come siano i Rothschild. Egli disse che gli avevano chiesto di incontrare lui e il suo Ministro degli Esteri, l'operativo degli Illuminati Pik Botha. Durante quell'incontro, proseguì lui, i Rothschild gli riferirono che presso i conti correnti delle banche svizzere erano depositati immensi patrimoni un tempo appartenuti agli ebrei tedeschi ed oggi disponibili ad essere investiti in Sudafrica, previo accordo sui tassi di interesse. Si trattava proprio di quei patrimoni sottratti agli ebrei tedeschi vittime del nazismo di cui si è parlato, gridando allo scandalo, in anni recenti. Dopo la guerra i Rothschild hanno realizzato una fortuna! Botha mi ha detto di aver rifiutato quel denaro, ma Pik Botha alla fine di quell'incontro seguì i Rothschild ed egli non è sicuro che non siano venuti a qualche accordo.»[37] Incredibile! Ma il mondo non è come pensiamo che sia. I Rothschild continuano ancora oggi a controllare lo stato di Israele, che ha sulla bandiera lo stemma di quella famiglia. Sono loro che usano quel paese e il suo popolo, ebrei ed arabi, per mantenere il conflitto, che si esplica nella guerra civile che si combatte all'interno dei suoi confini e con i territori arabi confinanti e che ha permesso ai Rothschild-Illuminati di controllare il loro cosiddetto «Arco della Crisi» in Medio Oriente attraverso la strategia del “dividi, domina e soggioga”. Gli ha permesso inoltre di controllare i paesi produttori di petrolio alla fine della guerra in poi, sin dall'emersione del petrolio. Per favore, ebrei di Israele e del resto del mondo, considerate questa cosa. Siete stati manipolati contro i non-ebrei e viceversa. Voi e tutti quelli tra noi a cui stanno a cuore i nostri figli e la libertà del mondo dobbiamo unirci e opporci alla forza che sta manipolando tutte le razze. La paura dell'altro e la tecnica del “dividi et impera” sono sempre state usate dai dittatori. E agli arabi dico questo: mai, mai i Rothschild e gli Illuminati controllano solo uno schieramento di un conflitto. Se così facessero non potrebbero essere certi del risultato di quel conflitto e non è così che giocano la loro partita. Quindi noi sappiamo chi controlla i capi ebrei di Israele – i Rothschild. Chi controllava quindi Yasser Arafat? Le stesse persone, direi, che controllavano Menachim Begin di Israele e il presidente egiziano Anwan Sadat durante gli «accordi di pace» mediati dall'amministrazione Carter, controllata dai Rockefeller. Ciò che è stato fatto è fatto e il popolo di Israele e della Palestina devono lavorare insieme in armonia e rispetto reciproco. Non esiste nessun altro modo, se non vogliamo provocare ulteriori morti, sofferenze e conflitti – esattamente ciò che vogliono i Rothschild e gli Illuminati. Costoro hanno in serbo per Israele piani spaventosi che provocheranno sofferenze per tutte le parti.Avanti, popoli di Israele e del mondo. Non importa quale sia la vostra razza, il vostro colore o la vostra fede religiosa. Qui ci giochiamo la libertà di ognuno di noi e finché ci divideremo su questioni irrilevanti e pretestuose di tipo razziale e religiose, quella libertà sarà messa in serio pericolo.[38] Fonti: - John Loftus, 2000, l'articolo può essere trovato in Rete su http://www.fisicamente.net/index-223.htm; - Epiphanius, Massoneria e sette segrete, la faccia occulta della storia, Ed. Ichthys, 2002, pp. 293-306; - Maurizio Blondet, Il nonno di Bush decorato dai nazionalsocialisti, http://www.effedieffe.cominterventizeta.php?id=899&parametro=esteri, 16/1/2006; - Corriere della Sera, sabato 12 Gennaio 2008, pp. 1 e 13, articoli di Ennio Caretto e Alessandra Farkas; - David Icke, Figli di Matrix, Appendice II, p. 604 e segg, Edizioni Macro, 2002. Note: 1) Cfr. F. William Engdabi, A Centyry of War – Anglo-American Oil Politics and New World Order, Wiesbaden, Dr. Böttingen Verlag, 1993, ISBN 3-925725-19-9, pp. 86-97; 2) P. F. de Villermarest, Les sources financières du razisme, cit., pp. 23 e segg.. In questo piccolo libro l'autore ha largamente attinto alle opere dello storico americano Antony C. Sutton, in particolare a: Wall Street and the rise of Hitler, Seal Beach, California, '76 Press, 1976, dove la tesi dell'appoggio americano alla Germania nazista è fondata su una notevole dovizia documentale; 3) Op. cit., pp. 28-29; 4) Carroll Quigley, Tragedy and Hope - A History of the World in Our Time, New York-London, Ed. Collier-Macmillan, 1966, p. 644; 5) Sull'azione di sostegno dell'Alta Finanza e nazismo e comunismo sovietici e sulle collusioni tra questi, v. P. de Villermarest, A l'ombre de Wall Street. Complicités et financiaments soviéto-nazis, Paris, Ed. Godefroy de Boillon, 1996; 6) P. F. de Villermarest, Les Sourches financières du razisme, cit., p. 34; Ibidem, p. 35; 7) Pekin Information, edizione francese, n° 38/1978; 8) P. F. de Villermarest, op. cit., pp. 43-44. I bombardamenti aerei alleati del 1945, raddoppiati durante l'invasione della Germania sulle grandi città tedesche, Amburgo, Berlino, Dresda, Emdel, Chemnitz, Wesef, Lipsia, etc., conseguirono risultati apocalittici: 593 mila morti e più di 620 mila feriti. Ma fu soprattutto su Dresda che si concentrò la furia sterminatrice alleata: gli unici obiettivi di qualche interesse militare come i ponti sull'Elba e l'aeroporto non furono neppure attaccati, scopo dell'incursione – condotta da 1.223 bombardieri che in tre ondate riversarono sulla città centinaia di migliaia di tonnellate di bombe e spezzoni incendiarie – era solamente uccidere civili, quei profughi che in numero di tre milioni occupavano la notte del 13 Febbraio la città, in fuga davanti ai russi che avanzavano. Con l'aiuto degli americani la RAF uccise in quattordici ore fra i 100 e i 250 mila civili inermi secondo David Irving (Apocalisse su Dresda, Milano, Ed. Mondadori, 1992, p. 294), fino a 275 mila secondo la Croce Rossa Internazionale di Ginevra: mai altrettanti esseri umani furono sterminati in un sol giorno. Narra Irving come, dopo le tre ondate che avevano ormai incenerito la città, avvolta in una tempesta di fuoco di proporzioni dantesche – visibile nella notte dai bombardieri alleati da oltre 300 Km di distanza, con una temperatura che si aggirava, a causa del fosforo degli spezzoni incendiari, sui 1.500 gradi – sulla popolazione che cercava scampo nella fuga da quell'inferno si avventurassero i caccia americani massacrando da pochi metri d'altezza i profughi. Una mattanza, una «Auschwitz discesa dal cielo», come la definì Piero Buscaroli (Il Giornale, 19/2/1995), ad opera della «Strategic Command» che agiva alle dirette dipendenze di Winston Churchill, un vero assassino di massa, senza giustificazioni di sorta, che ancora attende di essere riconosciuto tale. 9) P. F. de Villermarest, Les sources financières du communisme, cit., p. 194 10) Ibidem, p. 192; 11) C. Quigley, Tragedy and Hope... , cit., p. 324; 12) Il suo nome è un programma: Hjalmar per ricordare l'origine danese, Horace Greeley in onore dell'Illuminato di Baviera omonimo, finanziatore del Manifesto di Marx; 13) Notizie dettagliate sui rapporti tra M. Norman e Schacht in: Hjalmar Schacht, Magia del denaro, Milano, Edizioni del Borghese, 1968, p. 112 e passim; 14) Il massacro degli ebrei, teorizzato nelle logge pangermaniche antisemite e realizzato da Hitler, non ne toccò l'aristocrazia che, anzi, ne fu mallevadrice. Qui ci limitiamo ad annotare che i banchieri sinarchi Oppenheim, fra i principali sostenitori finanziari di Hitler che li dichiarò «ariani d'onore», presenti in Germania dall'inizio del secolo (e tutt'oggi) disponevano di due uffici alla Reichsbank, erano consiglieri di Schacht e del filosovietico n° 3 delle SS E. Kaltenbrunner e controllavano, secondo gli atti del processo di Norimberga, il deposito di denaro e dei gioielli che i nazisti avevano confiscato ai loro correligionari dopo il 1937. La loro banca Oppenheim-Plerdenmenges, nel 1936 incamerò 500 milioni di marchi dell'epoca in seguito alla confisca del solo gruppo ebraico L. Halevy (cfr. P. F. de Villermarest, Les sources financières du nazisme, cit., p. 71; 15) Il 30 Giugno 1939 venne presentato a Roosevelt un piano strategico per una guerra sui due oceani, nell'Atlantico contro la Germania, nel Pacifico contro il Giappone (Romolo Gobbi, Chi ha provocato la Seconda Guerra Mondiale?, Padova, Ed. Franco Muzzio, 1995, p. 67); 16) G. Vitali, Franklin Delano Roosevelt, Milano, Ed. Mursia, 1991, p. 67; 17) Laurence H. Schoup, William Minter, Shaping the New World Order: The CFR blueprint for World Egemony, tratto dal libro Trilateralism, Boston, Holly Sklar Ed., 1980, pp. 138 e segg.; 18) Y. Moncomble, Le vrais responsables..., cit., p. 124; 19) Ibidem, p. 127; 20) J. V. Forrestal, The Forrestal Diaries, New York, Walter Millis Ed., 1951, pp. 121 e segg.; 21) W. Churchill, La Seconda Guerra Mondiale, Milano, Ed. Mondadori, 1951, Parte Prima, Vol. I, pp. 236-237; 22) American Hebrew & Jewish Tribune, 3 Giugno 1938, periodico dell'Union of American Hebrew Congregations, fondata nel 1873 dal rabbino Isaac Mayer Wise (!819-1900); 23) G. Vitali, Franklin Delano Roosevelt, cit., pp. 101-102; 24) Sulle zone angloamericane tese ad obbligare il Giappone all'occupazione dell'Indocina e del Sud-est asiatico per approvigionarsi di materie si vedano i testi storici «ufficiali»: P. Herde, Pearl Harbour, Milano, Ed. Rizzoli, 1986, p. 97, 129 e A. Hillgruber, Storia della Seconda Guerra Mondiale, Bari, Ed. Laterza, 1989, p. 92; 25) Newsweek, 20 Agosto, 1990, articolo di Evan Thomas, «The Code of the WASP Warrior», p. 33; 26) V. Henry, Stimson's Diary, 1941, Sterling Library, New Haven, Yale University, cit., in Y. Moncomble in Les vrais responsables..., cit., p. 120; 27) V. Robert B. Stinnett, Day of Deceit: The Truth about FDR and Pear Harbour, New York, The Free Press (a division of Simon and Schuster), 2000. Ha scritto Gore Vidal – uno dei più famosi saggisti e prosatori americani della nostra epoca (il cui vero nome è Eugene Luther Vidal) – a commento di questo libro: «[Esso] mostra che il famoso attacco “a sorpresa” non fu una sorpresa per i nostri decisori della guerra e che i tremila militari americani uccisi o feriti quella domenica mattina a Pearl Harbour furono, per i nostri governanti e per i loro odierni epigoni, un prezzo piccolo da pagare per quell'“impero globale” che oggi presidiamo così inettamente». Altri testi di riferimento di fonte americana sono: John Toland, Infamy: Pearl Harbour and Its Aftermath, New York, Berkley Pub Group, 2001; Contrammiraglio Edwin T. Layton con Pineau, Roger & Costello, And I Was There, New York, William Morrow and Company, Inc., 1985; 28) Antony C. Sutton, America's Secret Establishment, Billings (Montana), Liberty House Press, 1986, p. 46; Riportato in: Wake up!, rivista del British Israel, Luglio/Agosto 1995, pp. 223 e segg.; 29) Ibidem; 30) Ibidem: 31) Gannon S. J., The Cardinal Spellman Story, New York, Pocket Books Inc., 1973. 32) Corriere della Sera, sabato 12 Gennaio 2008, pp. 1 e 13, articoli di Ennio Caretto e Alessandra Farkas; 33) Ibidem, p. 13; 34) Ibidem; 35) David Icke, Figli di Matrix, Appendice II, p. 604 e segg, Edizioni Macro, 2002; 36) Ibidem.